«Servono altri cinque anni per completare le riforme avviate in questa legislatura»
In un manifesto di quattro pagine, l'economista e consigliere economico di Palazzo Chigi Renato Brunetta e il senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti si rivolgono direttamente ai delusi, ammettendo che in molti casi la rivoluzione liberale promessa non si è ancora realizzata, ma con altri cinque anni sarà possibile completare le riforme promesse. Il manifesto si apre dicendo che «il 9 e 10 aprile a decidere delle sorti dell'Italia sarà paradossalmente chi non voterà, piuttosto che chi si recherà alle urne. Mentre gli elettori della sinistra sono tutti determinati al voto, tra gli elettori di centrodestra è forte la tentazione di disertare». Guzzanti e Brunetta riconoscono che «in tanti serpeggia un sentimento di delusione» e per questo assicurano «un più deciso impegno a realizzare la rivoluzione liberale». Vengono messe in evidenza le debolezze della Cdl: «in tante occasioni ha peccato di sudditanza nei confronti dei poteri forti, di incapacità di gestire il potere con la determinazione e la dignità che vengono dal consenso, di eccessiva ricerca del compromesso anche quando non era necessario, di estenuante litigiosità interna, di disattenzione e scarsa disponibilità ad ascoltare e a stare tra la gente, di incapacità a comunicare tutto il buono realizzato e di contrastare tutto il falso sparso sul Paese dai nostri avversari e dai media con loro compiacenti». Ma soprattutto viene sottolineato il grande errore, «la cosa più grave di tutte, di aver sottovalutato i tanti segnali di allarme che venivano dalle infelici prove elettorali degli ultimi anni». Brunetta e Guzzanti ricordano le tante riforme fatte dal governo ma ammettono anche che gli italiani potrebbero non esserne ancora consapevoli. Le riforme «hanno bisogno di tempo per manifestare i loro effetti, mentre gli italiani hanno dovuto scontare il prezzo di una crisi economica le cui responsabilità vengono da lontano, insieme al continuo attacco di una politica intrisa di odio nei nostri confronti, ai limiti della guerra civile, scatenata con cinismo e spesso con violenza fisica da una sinistra». A questo si aggiunge la consapevolezza che «le grandi rivoluzioni liberali del nostro tempo, come quelle della Thatcher in Gran Bretagna e di Reagan negli Stati Uniti, si sono sempre realizzate con il secondo mandato, non con il primo. Il lavoro iniziato cinque anni fa deve essere compiuto». I due esponenti di Forza Italia affermano che «quel popolo che ha sempre resistito attivamente all'equivoca egemonia comunista è ancora maggioritario nella società italiana, nel lavoro, nelle imprese, nelle professioni e nei cuori della gente. Ma rischia di diventare per la prima volta minoritario nelle urne, per nostra responsabilità e per loro delusione». Quale rischio si aprirebbe se dovesse vincere la sinistra? «La sconfitta della Casa delle Libertà provocherebbe il crollo della speranza della gente libera che vedrebbe tramontare, chissà per quanto, l'unica occasione possibile di una rivoluzione liberale. Guai se ciò accadesse». Di qui l'appello ai delusi e l'impegno di Forza Italia a battersi «per un governo di persone competenti, che abbia e dimostri sempre una forte e visibile passione politica, capace di fare, ma anche di ascoltare, comprendere, rispondere e decidere». In prospettiva c'è anche l'obiettivo di fare di Forza Italia «un partito diverso dagli altri, dove si discutano ancor più apertamente idee, uomini e programmi, capace di rappresentare sempre meglio quel blocco sociale e politico che a Forza Italia ha dato in questi anni la sua fiducia, ma anche affidato una missione in parte incompiuta». C'è un attacco anche ala «vecchia politica che spinge sempre, come è nella sua natura, a compromessi al ribasso». Il manifesto del partito di via dell'Umiltà si conclude invitando «i delusi a non disertare le urne, consegnando l'Italia a coloro che la riporterebbero indietro». Gli elettori che volessero firmare il documento, possono fare pervenire la loro adesione all'indirizzo e-mail: segreteria@ilte