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Martens: «Prodi sta con gli estremisti. Speriamo vincano FI e Udc»

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Se deve esprimere un desiderio il Partito Popolare Europeo, riunito a Roma per celebrare il suo trentesimo congresso, non ha dubbi. Il presidente del gruppo Ppe al parlamento europeo Hans Gert Poettering lo ha detto chiaramente aprendo ieri le due giornate di studio che hanno preceduto il congresso (che inizia oggi pomeriggio e terminerà domani ndr). E anche Wilfried Martens, presidente del partito, intervistato da Il Tempo, non si nasconde. Presidente, in Italia questo vostro appuntamento è stato al centro di un'accesa polemica. Perché il Ppe ha deciso di venire a Roma in un momento così delicato per il nostro Paese come quello della campagna elettorale? «Ci sono due ragioni fondamentali. La prima è che Roma è un luogo storico per l'Europa. La seconda è che il Ppe è una grande famiglia politica dove esiste solidarietà tra tutti i membri». Qual'è l'obiettivo che vi ponete con questo congresso? «L'obiettivo principale è quello di formulare proposte che possano rilanciare l'Unione Europea». Che tipo di proposte? «Anzitutto la Costituzione Europea. Poi azioni politiche comuni che possano ridare fiducia ai cittadini e riavvicinarli all'Europa e, nel contempo, possano riavvicinare l'Europa ai cittadini. Per questo non abbiamo accettato le proteste di coloro che dicevono che non dovevamo venire a Roma». Lei prima ha parlato di solidarietà all'interno della grande famiglia del Ppe. Questo vuol dire che, alle prossime elezioni, vi augurate una vittoria del centrodestra italiano? «Solidarietà, per noi, significa che oggi aderiscono al Ppe due partiti italiani, Forza Italia e l'Udc. Oltre al piccolo partito di Clemente Mastella. Si tratta di partiti che condividono i nostri obiettivi. FI e Udc, in sintesi, sono due formazioni che realizzano, nella vita politica italiana, gli obiettivi del Ppe. Se vogliamo continuare a creare un'adesione degli italiani agli obiettivi del Ppe, è molto importante che questi partiti restino al governo. Tra l'altro, in questi anni, abbiamo creato una stretta collaborazione tra i governi europei che fanno riferimento al Ppe. Per noi è importante avere un primo ministro italiano nel Ppe e avere, insieme a lui, ministri italiani che condividono i nostri obiettivi». E Prodi? Se non sbaglio, nel 1999, divenne presidente della Commissione Ue anche grazie ai vostri voti. Come giudica la sua scelta di essersi candidato come leader della sinistra italiana? «Ha ragione. Nel 1999, quando ero ancora presidente del gruppo del Ppe al parlamento europeo, ci fu un consenso sulla candidatura di Romano Prodi. Noi lo abbiamo sostenuto. Quello che ritengo sbagliato e non difendibile è che, alla fine del suo mandato come presidente della commissione europea, pur essendo ancora in carica, ha creto un partito politico. Questo è contrario a tutte le regole. Da quel momento tra noi e Prodi c'è stata una separazione». E se il 9 aprile vincesse lui? «Dubito sulla possibilità che Prodi, con i suoi partner attuali, possa realizzare un programma che corrisponda ai nostri obiettivi europei. Questo perché ci sono, tra i suoi alleati, delle forze politiche estremiste». E Casini e Berlusconi? «I programmi dell'Udc e di Forza Italia sono completamente compatibili con il programma del Ppe. Ho la speranza, se vinceranno le elezioni, che possano realizzare questi programmi». Prodi, commentando il vostro congresso, ha esaltato il fatto che Helmuth Kohl sia venuto a Roma per aiutarlo nella sua campagna elettorale. Lei cosa ne pensa? «Helmuth Kohl, in Italia, ha avuto contatti con Prodi, ma anche con Casini e Buttiglione. Tra l'altro Berlusconi non era a Roma perché era negli Usa. Lo stesso Kohl, poi, ha spiegato, citando il teologo Romano Guardini ("la gratitudine è il ricordo del cuore"), che per lui l'amicizia e la gratitudine sono molto importanti. La gratitudine, questo è il motivo dell'incontro tra Prodi e Kohl, non certo un motivo politico. Non è stata una visita politica ma di amicizia».

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