Luca attacca l'Unione e fa pace con Scajola

..Un'Italia in ginocchio, a crescita zero, con un tessuto produttivo al collasso? Sarà, ma a leggere le cifre si scopre il contrario, almeno se guardiamo alle performance degli uomini d'oro di Luca Cordero di Montezemolo, quei vertici di Confindustria che hanno sedotto e abbandonato il premier in piena campagna elettorale. Tra loro c'è anche lui, il re del provolone piccante, Giandomenico Auricchio, che nell'era berlusconiana ha vissuto il suo momento di grazia ma poi, dopo lo sfogo di Berlusconi a Vicenza, s'è lasciato scivolare nel polpettone di disfattismo sull'asse Montezemolo-Della Valle. Ma non è il solo: tutti gli uomini del presidente, quelli che dal 2004 reggono le fila di Confindustria, non possono certo lamentarsi, a titolo personale, del traino politico degli ultimi anni. Anzi, sarà una coincidenza, ma tra gli imprenditori che si sono maggiormente arricchiti in questi ultimi anni ci sono anche degli accaniti sinistroidi, come quell'Edoardo Garrone, responsabile di Confindustria per l'impatto del federalismo sulle imprese. La sua Erg Petroli, tra 2004 e 2005 ha battuto tutti i record: +147% di utile il primo anno, un risultato operativo in progresso del 35% il secondo. «I risultati migliori nella storia del gruppo», secondo il Cda del colosso. Anche un altro imprenditore tendenza-D'Alema, come Matteo Colaninno, vicepresidente di Confindustria e leader dei giovani, con la sua Piaggio non può certo lamentarsi: nel 2004 la società torna in utile dopo 4 anni di perdite, mentre il 2005 si chiude con ricavi netti per 1,451 miliardi (+367,6 milioni rispetto al precedente esercizio). Niente male anche per l'icona del centrosinistra, Pasquale Pistorio, braccio destro di Montezemolo, vicepresidente e responsabile della ricerca e dell'innovazione. La sua Stm ha chiuso il 2004 con crescita del 21,0% rispetto all'anno precedente mentre lo scorso anno ha aumentato il fatturato del 6,3%. Tra i più fumantini, dopo l'intervento di Berlusconi a Vicenza, c'era un imprenditore che si credeva vicino al centrodestra, Alberto Bombassei. È stato lui a rimbeccare duramente il past-president Antonio D'Amato, «colpevole» di aver sostenuto che questa Confindustria si sia lasciata condizionare da «interessi di parte», vedi quelli di Della Valle. «Dichiarazioni offensive, noi siamo super partes», aveva tuonato dopo Vicenza Bombassei, impegnatissimo a contare gli utili del suo colosso, leader nel settore degli impianti frenanti. Sedondo il Sole-24 Ore «la Brembo dovrebbe conseguire nel prossimo lustro una crescita di ricavi nell'ordine del 6-9% e tornare a un Ebitda margin superiore al 17% già dal prossimo esercizio. E il 2006 dovrebbe riservare altre sorprese positive...». Ma chissà cosa avrà pensato a Vicenza, mentre Montezemolo e Della Valle guerreggiavano con Berlusconi e flirtavano con Prodi, il petroliere Gian Marco Moratti, vicepresidente di Confindustria: la sua Saras, gruppo energetico e petrolifero, nel 2004 ha annunciato l'Ipo in Borsa e nel 2005 ha chiuso l'esercizo con un utile in progresso del 47%. Vabbè, magari qui sarà stato merito di Bin Laden che fatto salire il prezzo del petrolio, però, forse, chissà, anche Silvio... Non se la passa male neanche un altro autorevole pezzo della favolosa squadra montezemolina, Emma Marcegaglia, che ha visto il fatturato del suo gruppo siderurgico impennarsi nel 2004 e nel 2005. Identiche soddisfazioni anche per Marco Tronchetti Provera, altra colonna della Confindustria di Luchino, che a Vicenza si era sperticato in lodi per la relazione di Prodi. La sua Pirelli ha sbancato sia nel 2004 (+42% di risultato operativo + 6,2% di ricavi), exploit bissato l'anno successivo; ma anche Telecom (in progresso del 77% nel 2005) non gli ha lesinato soddisfazioni. E Montezemolo? Qui è quasi superfluo accenare alla Fiat, resuscitata nel 2005, alla Ferrari, che fa segnare da due anni bilanci record, ma anch