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È SCONTRO tra cinquantenni.

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Mentre i quasi settantenni Silvio Berlusconi e Romano Prodi si preparano al conclusivo confronto televisivo di lunedì prossimo, i cinquantenni si affrontano a colpi di sciabola. Berlusconi e Prodi preferiscono le battute? I cinquantenni, programmi in mano, hanno l'ambizione di parlare alla gente dei problemi reali. Insomma meno colore, meno ricerca della frase ironica a effetto e più politica nel senso stretto del termine. Anche se la campagna elettorale è dominata dai due big e soprattutto Berlusconi ha messo la sordina ai suoi alleati, i cinquantenni leader dei partiti dei due schieramenti sanno che l'esclissi durerà poco. Per quanto in forze e vigorosi, il premier e il Prof dovranno farsi da parte prima o poi. Nonostante quindi la campagna elettorale sia dominata da Berlusconi e Prodi, sono loro, i cinquantenni, i veri protagonisti. Misurano le loro forze, verificano le diverse strategie mediatiche, soppesano anche l'impatto dell'immagine curata fino all'inverosimile. Così martedì scorso si sono fronteggiati Fini e Casini da una parte e Fassino e Rutelli dall'altra, ieri il faccia a faccia si è svolto tra il leader dei Ds Fassino e il numero uno di An Fini. I temi a cui sono più sensibili sono quelli che toccano gli elettori da vicino come il fisco e l'immigrazione. Sui centri d'accoglienza c'è stato un vivace scambio di battute tra Fini e Fassino. Il segretario Ds ha sottolineato che i luoghi di ospitalità degli immigrati «non devono essere dei lager come spesso sono». Immediata l'ironia di Fini: «Ma non devono nemmeno essere alberghi a 5 stelle e devono essere sorvegliati dalla polizia altrimenti l'immigrato se ne va un minuto dopo». Il presidente di An ha anche ribadito l'utilità della legge Bossi-Fini che «ha funzionato perchè da quando c'è in Italia ci sono stati meno sbarchi e sono stati di più coloro che sono stati espulsi. In Europa si guarda a questa legge come un buon modello». Fassino ha risposto che «non è vero che gli sbarchi sono diminuiti. C'è un'area vasta di clandestinità che continua a crescere. Avendo reso più difficili le assunioni per le imprese aumenta anche il lavoro nero». Di qui si scivola sul tema del precariato. Stringata la comunicazione del segretario dei Ds Fassino che elenca le priorità del centrosinistra. «Una riduzione del cuneo fiscale, alcune misure contro la precarietà del lavoro per sconfiggerne l'estensione e misure a sostegno delle famiglie con reddito medio-basso, sono le tre cose che il centrosinistra farà, se vincerà le elezioni». Il segretario dei Ds ha insistito sulla necessità di «non trasformare la flessibilità in precarietà costruendo un percorso contributivo». Fini invece ha insistito sui privilegi fiscali delle cooperative. «Se le Coop hanno una funzione mutualistica e sociale, sono meritevoli di grande considerazione. Se diventano holding finanziarie, e in Italia ce ne sono, godendo di privilegio rispetto ad altre imprese, allora si tratta di una situazione che va smantellata perchè così altera il libero mercato». Poi promette di farlo nella prossima legislatura. Ma Fassino sa che quello delle coop è un tema delicato che tocca da vicino la sua base. Ecco quindi che non lascia la palla a Fini. «Le Coop rappresentano il 7% del Pil con migliaia e migliaia di imprese e vanno rispettate». E poi: «Se non ci fossero i supermercati delle Coop - aggiunge Fassino - il settore della distribuzione sarebbe in mano agli stranieri». Sul fisco batte anche Fini: «Si deve andare avanti continuando progressivamente nella riduzione del cuneo fiscale sulle imprese e introducendo una riforma che Alleanza Nazionale sostiene con grande convinzione: il quoziente di reddito familiare». Il tema delle tasse è destinato a dominare tutta la campagna elettorale e i leader sembrano capaci di maneggiare con destrezza le cifre. Il segretario Ds ribatte alle accuse di aumento delle tasse: «Non è vero che aumenteremo le tasse. L'abbiamo detto in tutti i modi. È falso». Fassino poi affronta con le molle il nodo del condono.

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