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Corbetta: «Non vi fidate. Dati poco credibili»

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L'ex presidente dell'Istituto di ricerca Cattaneo mette in guardia sull'attendibilità delle rilevazioni

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Suonano come un evidente invito alla prudenza le parole del professor Piergiorgio Corbetta, in passato presidente dell'Istituto Cattaneo (il più prestigioso centro di ricerca italiano di flussi e risultati elettorali). «Quando si parla di sondaggi bisogna sempre essere consapevoli della loro fallibilità, altrimenti rischiamo gravi errori di valutazione», continua Corbetta che, subito dopo le elezioni, pubblicherà per il Mulino un volume aggiornato con i risultati italiani su «I sondaggi politici nelle democrazie contemporanee». Professor Corbetta tanta parte del dibattito politico di questa campagna elettorale è basato sui sondaggi. Stiamo sbagliando tutto? «Non dico questo, faccio solo presente che i sistemi di rilevamento delle opinioni sono molto fallibili. Quasi sempre si usano campioni modesti. Va calcolato che spesso il livello di reticenza è piuttosto alto, molti si rifiutano di rispondere alle domande dei ricercatori. E così alla fine per dire come andranno le elezioni in cui partecipano più di 40 milioni di elettori finiamo per basare le nostre discussioni sull'opinione di 750 persone». Quindi dimentichiamo i sondaggi? «Ma no, assolutamente no. Però dobbiamo essere più consapevoli tutti di cos'è un sondaggio e di come viene fatto, perché altrimenti si confondono gli elettori. Per esempio, non diamo peso a chi di settimana in settimana parla di variazioni dello 0,2 o dell'0,1 in più o in meno sulle previsioni dei risultati. Si tratta di numeri talmente piccoli che in realtà in quel caso siamo nell'ambito dell'errore statistico. Altro discorso sono invece le valutazioni più complessive nel tempo e nella consistenza. I trend più significati si possono vedere, eccome, con i sondaggi». Quindi bisogna credere alla maggioranza dei sondaggi che da tempo danno al centrosinistra la vittoria alle prossime elezioni politiche? «È indubbio che quasi tutti gli istituti di ricerca da tempo indicano il centrosinistra come maggioritario e quindi non si può non dare peso a queste indicazioni. Del resto l'unico sondaggio finora pubblico che dà la maggioranza a Berlusconi è stato fatto da una società americana con criteri ancora più misteriosi del solito. E poi in questa direzione c'è anche un'altra forte indicazione che è quella delle elezioni parziali che ci sono state dal 2001 ad oggi, e che hanno sempre dato la vittoria al centrosinistra. Però sul 9 aprile abbiamo solo tendenze, per avere certezze non c'è che aspettare». In questa campagna elettorale come si è formata l'opinione degli elettori? «Questa è una campagna elettorale con fortissime contrapposizioni. Soprattutto Berlusconi è riuscito a risvegliare l'interesse dei suoi. E quindi per lui l'esasperazione ha senz'altro un saldo positivo». Ma questa nuova legge elettorale proporzionale senza preferenze non ha creato una certa disaffezione negli elettori? «Non saprei. Tutto sommato mi sembra di cogliere grande interesse in questa campagna elettorale. Certo è che la legge fa tornare i partiti davvero protagonisti. Tanto che per i sondaggisti è diventato più facile indagare i trend e i risultati di lista». Sil. San.

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