Eutanasia, pacs, gay: scontro nell'Unione
Da un lato, i Pacs «alla spagnola» (Zapatero docet); dall'altro, la legittimazione delle unioni civili. Una lettera aperta di due cattolici candidati per la Margherita riaccende le polemiche all'interno del centrosinistra. Luigi Bobba e Paola Binetti, il primo per anni alla presidenza delle Acli, la seconda alla guida del comitato anti-referendario Scienza e Vita, l'hanno scritta per motivare la loro scelta a sinistra e per «reagire al terrorismo psicologico e al tentativo di delegittimazione del centrodestra, intenzionato a negare che i cattolici possano davvero impegnarsi nel centro sinistra per i loro valori». Quali valori? «Difesa della vita dal concepimento sino al suo termine naturale, promozione della famiglia, libertà di insegnamento». E, per quanto riguarda uno dei temi più controversi della campagna elettorale, tutela dei diritti individuali per le convivenze «senza arrivare a nuove forme contrattuali diverse dal matrimonio». Un appello che (tanto per cambiare) spacca l'Unione. «Con la lettera anti-Rosa siglata dalla leader antireferendaria Binetti e dall'aclista Bobba, si compie l'involuzione neointegralista, antilaica e ruiniana della Margherita», sbotta Daniele Capezzone, segretario di Radicali. Che invita gli «elettori e militanti diessini, laici e referendari al voto disgiunto (alla Camera o al Senato), o meglio ancora, al voto doppio a favore della "Rosa nel pugno", per garantirsi un saldo presidio di laicità». Rincara la dose Marco Rizzo (Pdci): «Sarebbe bene ci fosse una sincera lealtà tra alleati e soprattutto rispetto agli impegni presi e al programma sottoscritto». Poi la «minaccia»: «Se qualcuno pensa, in nome di aderenze oltretevere, di potere mettere in discussione questo punto, come altri, allora è lecito per tutti, in linea teorica, rimettere in discussione tutto». Immediata la replica di Piero Fassino: i due esponenti cattolici della Margherita «fanno riferimento ai pacs. Questo è uno strumento che è sostenuto da una parte del centrosinistra, anche dai Ds, ma siccome che su una materia di questo genere non si va a colpi di maggioranza dentro uno schieramento, non condividendo la Margherita e altri lo strumento dei pacs, si è scelta un'altra strada: un riconoscimento giuridico in altre forme», precisa il segretario dei Ds. Da parte loro, i candidati gay dei Ds e dell'Ulivo ribadiscono che, malgrado gli «anatemi» di Bobba e Binetti, «le legge sulle unioni civili si farà». E Prodi che dice? Il leader dell'Unione se la cava con una dichiarazione pilatesca: «Regolamentare le unioni civili è un dovere anche per i cattolici. Equiparare le unioni civili alla famiglia dell'articolo 29 della Costituzione è sbagliato, ma uno Stato laico non può ignorare un milione di cittadini». E sul programma che c'è scritto? (su 281) ci sono otto-righe-otto, tre delle quali recitano: «l'Unione proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto». Come definire tale unione? Non «sulla base dell'orientamento sessuale» ma su quella del «sistema di relazioni, sulla loro stabilità e volontarietà». Che vuol dire?