In un Forum in Brasile primo incontro dopo lo «strappo» di Vicenza Allo stesso tavolo Scajola, Urso e Luca Cordero di Montezemolo
Lì, da martedì a venerdì, ci sarà il forum economico italo-brasiliano, al quale partecipano gli imprenditori di duecentocinquanta imprese del nostro Paese. E lì soprattutto si ritroveranno per la prima volta faccia a faccia, dopo l'incontro ad alta tensione di una settimana fa, il governo e Confindustria: da una parte il ministro per le attività produttive Claudio Scajola e il viceministro per il commercio estero Adolfo Urso, dall'altra Luca Cordero di Montezemolo e una sfilata di imprenditori. Un incontro, per la verità, programmato da tempo ma che dopo la sfuriata di Berlusconi con gli imprenditori veneti era stato a un passo dall'essere annullato. Troppo alte le tensioni innescate dalla presa di posizione del premier, conseguenza degli ammiccamenti dei vertici di Confindustria alla sinistra e dei continui attacchi all'esecutivo. E anche il ministro Scajola non era stato tenero con il presidente dell'associazione industriali: «A delegittimare i vertici di Confindustria sono stati i tantissimi imprenditori della base che a Vicenza hanno sonoramente contestato proprio quei vertici», aveva commentato a caldo. E il giorno dopo aveva ribadito: «Non è stato uno strappo con Confindustria, ma una verità dichiarata con diverse posizioni tra il presidente del Consiglio e alcuni esponenti di Confindustria, ma non col mondo industriale». E ancora: «Lascia perplessa la differenza di atteggiamento della stragrande maggioranza degli imprenditori, in particolare delle Pmi che hanno dati positivi e che dimostrano una vicinanza al governo che ha fatto sforzi sostanziosi nei confronti dell'impresa. E lascia perplesso l'atteggiamento agnostico di fronte al candidato Prodi che va dalla Cgil e dice di sposare al 100% la loro posizione e poi va da Confindustria e dice di sposare al 100% la loro posizione. Credo abbia fatto bene il presidente del Consiglio a stigmatizzare questo atteggiamento — aveva concluso — e quindi a contestare l'atteggiamento di taluni imprenditori». Insomma i toni non lasciavano prevedere nulla di buono per il futuro. Poi, durante la settimana, le «diplomazie» si sono messe al lavoro. E Montezemolo, parlando all'esecutivo di Confindustria di mercoledì, ha cercato di abbassare i toni dello scontro: da una parte cacciando dal direttivo dell'associazione Diego Della Valle colpevole di aver duramente contestato Berlusconi durante il suo intervento a Vicenza, dall'altra spiegando che «Confindustria è autonoma e non si fa tirare per la giacca da nessuno». Il tutto condito da un po' di complimenti al programma di cinque anni di governo della Cdl. Così i due litiganti si sono riavvicinati e la missione in Brasile è stata confermata. E la grande pubblicità che l'associazione degli industriali sta dando al Forum (ieri, ad esempio, il Sole 24 ore gli ha dedicato due pagine) conferma quanto per gli imprenditori sia importante questo riavvicinamento. La cinque giorni nell'America del Sud, che si svolgerà tra Belo Horizonte e San Paolo, nasce con lo scopo di rilanciare la cooperazione tra l'Italia e il Brasile, Paese dove le nostre industrie hanno da decenni una fortissima tradizione. Basta pensare alla Fiat, che proprio martedì festeggerà i suoi trent'anni di presenza, e la Pirelli che lavora in terra brasiliana addirittura da 80 anni. Mentre nella zona di Minas Gerais hanno sede grandi realtà imprenditoriali come Telecom, Segafredo, Zanetti, Ferrero e il distretto del legno di Uberlandia. Ma l'importanza dell'incontro è sottolineata anche dalla presenza al Forum del presidente Lula che a ottobre dell'anno scorso, in visita in Italia, si era rivolto direttamente agli industriali invitandoli ad andare in Brasile. Lula, tra l'altro, è in piena campagna elettorale, visto che si voterà a ottobre e sembra aver superato brillantemente gli scandali di corruzione che nei mesi scorsi avevano scosso il suo partito e che stanno per travolgere il suo ministro delle Finanze Antonio Paolocci. Ma il popolo brasiliano pare, comunque