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E D'Amato riorganizza le truppe

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E non solo. Non si tratta solo di parole, ma anche di fatti. Il suo telefono ha ripreso a squillare e ha riallacciato i rapporti con quelli che formarono la sua squadra. Parla spesso con Nicola Tognana, per esempio. Con il suo fiuto «politico», l'imprenditore napoletano ha annusato che in Confindustra esiste uno scollamento tra vertici e base. L'ha sentito a Vicenza una settimana fa, l'ha visto durante lo show di Berlusconi. E ha provato a lanciare un sasso nello stagno votando contro la fiducia a Montezemolo nella riunione di giunta di mercoledì. Visto l'effetto che ha fatto, D'Amato s'è visto di nuovo cercato, «richiamato in servizio» dai piccoli e medi imprenditori che lo invocano. E allora si è spinto oltre e ha deciso di rompere il silenzio con alcune interviste, all'Ansa e con «Il Giornale». E spiega: «C'è un grande sbandamento nella base. L'autonomia? Il problema c'è: Montezemolo è a capo di un gruppo pieno di debiti». Secondo D'Amato Montezemolo «sta portando avanti una linea di interessi sua, di interessi specifici a danno della linea confederale e di tutto il sistema». «Il disagio c'è, ed è emerso con evidenza. C'è un grande sbandamento nella base associativa. C'è soprattutto la preoccupazione che dietro lo slogan dell'autonomia, in realtà la Confindustria non sia autonoma fino in fondo». Dice D'Amato: «Una contraddizione che è esplosa a Vicenza, ma che da tempo andava maturando e consolidandosi». L'ex leader di Confindustria parla anche dei rapporti con le banche, i sindacati e il governo. «Nel rapporto con il governo trovo sconcertante una cosa: ci siamo battuti per quindici anni allo scopo di ottenere una riforma delle pensioni che alla fine è stata varata e che viene riconosciuta in Europa come una delle migliori. Ebbene, l'azienda presieduta dal leader della Confindustria, d'accordo col sindacato, da mesi chiede al governo una deroga ad hoc che aprirebbe la strada a un progressivo affossamento della riforma previdenziale. E quindi sui fronti delle banche, dei rapporti con il sindacato e di quelli con il governo ci troviamo di fronte a casi di interessi particolari in contrasto con l'interesse generale delle imprese. Tutto questo, la nostra base lo percepisce chiaramente. Ed è per questo motivo che non crede nella reale autonomia della linea di presidenza».

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