L'ossessione del Cav rovina Moretti
Da quando si era cominciato a vociferare che il «girotondista» Moretti voleva concretizzare la sua vena politica con una pellicola anti-Berlusconi molti avevano tentato di capire le sue intenzioni, ma nessuno c'era riuscito. In stile morettiano il film è stato condotto nel più stretto riserbo nelle sale perché, come piace al regista, fosse questo a parlare per lui. E ieri mattina, seguita da un breve, freddo applauso durante l'anteprima per la stampa a Roma, la pellicola ha fatto capolino e ha iniziato a parlare. Ma non sembra che tutti abbiano capito il «messaggio». La storia si svolge su tre piani e, in ossequio al numero perfetto, vengono presentati tre «caimani», che, senza fare troppi misteri, rappresentano Silvio Berlusconi. Al centro della vicenda Bruno (Silvio Orlando), un produttore in bolletta e padre affettuosissimo con i due figli che si sta separando dalla moglie (Margherita Buy). Bruno si lascia convincere da una omosessuale (che con l'inseminazione artificiale ha ottenuto una figlia con un'altra donna) aspirante regista a girare un film contro Silvio Berlusconi. Tra alti, bassi e ingiunzioni dei creditori alla fine il film si farà. Il «caimano», cioè Berlusconi, è impersonato prima da un quasi-sosia, Elio De Capitani, poi da un incerto Michele Placido che alla fine non vorrà accettare la parte, poi, alla fine, dallo stesso Nanni Moretti. Da una parte c'è la storia di Bruno disperato per la separazione, poi ci sono le vicende della realizzazione del film, infine c'è la storia, vera o presunta, del «caimano». A questo si aggiunge l'inserimento di spezzoni televisivi con il vero Silvio Berlusconi. Il tutto con un finale all'americana, con esplosioni e fiamme. E quelle inquietanti molotov contro i giudici firmate dai sostenitori del Presidente del Consiglio condannato. Siamo lontani dal Moretti classico, quello di «La stanza del figlio», del 2001, o di «Caro diario», del '93, e lontanissimi dal Moretti che ha dato vita alla sua leggenda, quello di «Bianca» ('84) e «La messa è finita» ('85). Non è difficile prevedere che i fan (cinematografici) del regista, che attendevano da cinque anni il suo ritorno sul grande schermo, resteranno perplessi di fronte a una pellicola dove l'autobiografismo inserito con misura in una sapiente cornice sociale e culturale sembra non avere alcuno spazio. In più la data scelta per l'uscita del film, proprio a ridosso delle elezioni, ha già creato e creerà ancora in futuro, accuse di scarsa eleganza ed eccessivo schieramento. Insomma Moretti cambia e certo non appare evidente che lo faccia in meglio. Cambia anche perché il suo leggendario riserbo con la stampa si interromperà nei prossimi giorni, in favore di intervistatori ideologicamente amici: oggi dovrebbe intervenire nel corso della trasmissione di Radiotre «Hollywood party», in onda alle 19. Domani sera, ospite di Fabio Fazio su Raitre a «Che tempo che fa». Martedì dovrebbe parlare a «Viva Radio2» da Fiorello e Marco Baldini. Poi, il 2 aprile andrà da Serena Dandini a «Parla con me», nella puntata in onda alle 23,20 su Raitre, insieme a Silvio Orlando. Insomma non sono più solo i suoi film a parlare per lui.