L'ex sindaco di Roma tenta il collega «Se ne può parlare a elezioni avvenute»
Tutta quella cordialità, quello scambio vicendevole di «Sono d'accordo con Casini», «Rutelli ha ragione al 101%». Sembrava quasi di assistere ad una fiction. E pensare che c'è chi va in giro a dire che questa è una campagna elettorale di «veleni». Non per Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli che, dopo essersi corteggiati in tv, ieri sono passati ad avance ben più pesanti. «La Margherita - ha detto Rutelli a "Videochat" del Corriere della Sera - per ora è critica nei confronti dell'Udc e di Casini perché non sono riusciti a resistere a Berlusconi e non sono riusciti a impedire nessuna delle leggi vergogna, ma se dopo le elezioni la Cdl si sfaldasse non ci sarebbe niente di male se la parte più moderata della coalizione guardasse al centrosinistra...» Odore di «grande centro» nell'aria? Gli interessati, ovviamente, smentiscono. Rutelli con un moderato «sino alle elezioni nessun centrismo, nessun terzo polo. Se ne riparla dopo la sconfitta del centrodestra». Casini con un più rude «dopo le parole ascoltate da Rutelli in tv, mi sono convinto ancora di più che il ruolo della Margherita è quello dei servi sciocchi della sinistra, che tentano senza riuscirci di dare una copertura ad una coalizione che è contro i moderati italiani». Ma si sa, anche le coppie più solide, hanno dei momenti di crisi. Il fatto è che, fino alle elezioni, è inutile sbattersi, il bello arriverà dopo. D'altronde il teorico della «grande coalizione», il direttore del Corsera Paolo Mieli, ha già previsto tutto nel suo famoso editoriale. Vittoria del centrosinistra, scomparsa di Forza Italia e successivo riposizionamento con una Grosse Koalition che abbraccerà tutti, da Fini a Bertinotti. Le grandi manovre sono già iniziate. A sinistra si marcia a tappe forzate verso la creazione del partito Democratico. Un'operazione in cui i Ds, preoccupati dalla necessità di isolare gli estremi (anche se ieri Rutelli ha aperto una porta anche alla Rosa nel Pugno), si sono gettati in maniera forse un po' troppo avventata. Al Botteghino in molti temono che, alla fine, la Quercia verrà relegata ad un ruolo di mero «bacino elettorale» mentre la Margherita occuperà militarmente tutti gli apparati. Nella Cdl, invece, Casini per il momento ha scelto di ritornare sotto l'egida protettrice di Silvio Berlusconi, ma tutti sono pronti a giurare che, dopo il 9 aprile, sarà «tana libera tutti». A facilitare il lavoro dei due nostalgici centristi potrebbe arrivare, alla fine, anche il risultato elettorale. Da giorni, infatti, si fa sempre più insistente la voce che le prossime elezioni finiranno uno pari. Il margine tra i due schieramenti sarebbe troppo esiguo per sancire una vittoria netta. Tra l'altro, mentre l'Unione sarebbe in vantaggio alla Camera, al Senato potrebbe vincere la Cdl. Un situazione molto simile a quella delle ultime elezioni tedesche. Perché non pensare allora alla costituzione di una Grosse Koalition come quella che sta tutt'ora sostenendo il governo di Angela Merkel? Scenari fantapolitici? Forse. Per ora, in attesa di sapere come finirà il 9 e 10 aprile restano le parole pronunciate da Rutelli martedì. Ipotizzando una vittoria dell'Unione, il leader della Margherita ha detto a Casini: «Sono pronto a tendervi la mano sulla sicurezza, sulla politica internazionale, sulla pace, sulle riforme della Costituzione e della legge elettorale». Se questo non è amore.