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di LUIGI FRASCA IL LEADER dell'Unione lo teme.

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Demonizzare l'avversario, infatti, non è sempre una strategia vincente. E Prodi lo sa. «I film di Nanni Moretti si vanno a vedere, poi vediamo se è utile o dannoso alla campagna elettorale - ha spiegato ieri il Professore parlando del Caimano - Sarà un film politico e parlerà certamente di Berlusconi, ma come non si sa. Speriamo - ha concluso lasciando trapelare le sue preoccupazioni - sia utile e non dannoso alla campagna elettorale». Più deciso, e sicuro di se stesso, il suo avversario e capo della CdL: «No, assolutamente no», ha risposto secco Silvio Berlusconi a chi gli chiedeva se andrà mai a vedere il nuovo lavoro del regista girotondino. La discussione è centrata sull'effetto che il lungometraggio avrà o meno sul voto. Alcuni sono convinti che un film non può avere alcuna influenza. Altri pensano il contrario. Tra questi ultimi c'è Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di An e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai: «Stando alle agenzie di stampa, il film potrebbe essere commentato parafrasando le parole che lo stesso Moretti dice in "Bianca": "Continuino così, si facciano del male". Infatti, "Il Caimano" è un brutto film che però, nel finale, non delude le attese, regalandoci la quintessenza dell'astio, del livore, dell'odio nei confronti di Berlusconi, l'emblema della criminalizzazione e della demonizzazione del Cavaliere. Che nell'epilogo della pellicola viene dipinto come un tribuno, un aizzatore di folle pericoloso per la democrazia al punto di far scoppiare la rivolta del popolo bue, la guerra civile a colpi di molotov contro la magistratura, le istituzioni, lo Stato. È un film apocalittico sul "tiranno", sul "duce" di Arcore che piacerà all'Unità, a Travaglio e alla Guzzanti, meno a D'Alema, un film in perfetto stile girotondista, come quello del suo autore, che farà guadagnare tantissimi voti al centrodestra». «Non credo che avrò il tempo di vederlo prima delle elezioni e parlerò solo quando lo avrò visto. Figuriamoci se si può commentare un film del genere senza averlo visto prima...», spiega invece il leader della Margherita Francesco Rutelli. Tra i «profeti» dell'effetto neutrale del film c'è Enrico Letta: «Penso che sarà assolutamente ininfluente perchè gli italiani votano dopo 5 anni di governo e valuteranno il governo, ha detto il responsabile economico della Margherita. Dario Franceschini, coordinatore nazionale dei Dl, non vede «l'anomalia nel fare un film, come qualsiasi forma di arte, con collegamenti con la realtà». Anche il segretario del Prc Bertinotti sottolinea che «è incomprensibile discutere se un film deve o non deve uscire in campagna elettorale, è un cattivo segno dei tempi». L'ex ministro Calderoli crede che «Moretti alla fine del mese ci arrivi comunque e mangi comunque. Mi dispiace che qualcuno cerchi di vendere un film giocando sulla fame degli altri». Un altro ex ministro, quello della Cultura Giovanna Melandri osserva: «Nella creazione artistica ognuno è libero di parlare di ciò che vuole. Sono molto curiosa. Lo andrò a vedere presto». Per il ministro Buttiglione «la demonizzazione dell'avversario non è un metodo di politica democratica». Lui stesso ammette che «qualche volta» Berlusconi demonizza gli avversari ma subito aggiunge che «viene demonizzato ancora di più». L'ex pm Antonio Di Pietro, infine, sottolinea che «alla fine la decisione di far uscire il film di Moretti in prossimità delle elezioni è stata una scelta giusta. Il bello dello spettacolo è proprio questo, che anche se Berlusconi ha tentato di mettere a tacere e censurare i vari Guzzanti, Luttazzi e altri, alla fine, grazie questa volta al cinema, gli italiani potranno venire a conoscenza della verità», commenta il leader dell'Italia dei valori.

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