La frase dell'esponente della Quercia scatena una rissa. Proprio quello che il Botteghino non voleva
Riecco Violante «Giri di mafia con il premier»
..c'è un giro di mafia vicino a lui... e il ragazzo ha quindi toccato i nervi scoperti di Berlusconi». Parole, pesanti, di Luciano Violante ai microfoni di Radio Radicale ieri mattina pronunciate per commentare il battibecco tra il Cavaliere e un giovane contestatore martedì a Genova, dove era in corso un appuntamento per il finanziamento della campagna elettorale di Forza Italia. Il capogruppo dei Ds alla Camera deve aver comunque capito di averla «sparata» grossa e poco dopo ha voluto precisare: «C'era un giro di mafia vicino al premier e non c'e. Il giro c'era e non so se c'è ancora». Ma ormai la frittata era fatta. E per tutta la giornata sono fioccate le reazioni a Violante. L'esponente dei Ds non è però nuovo a questo tipo di accuse. Nel '94, alla vigilia delle elezioni, quando era presidente della commissione antimafia, in un'intervista al quotidiano La Stampa disse che in un'indagine a Catania su un traffico di armi e droga risultava indagato Marcello Dell'Utri. Affermazione che anche in quell'occasione suscitò un vespaio di polemiche, spinse Violante a dimettersi dall'incarico ma alla fine si rivelò controproducente per il centrosinistra perché il Polo vinse le elezioni. Stavolta il primo a reagire è stato il presidente dei deputati di FI Elio Vito: «Ancora una volta volgarità e menzogna contraddistinguono le dichiarazioni di Violante. Ora sappiamo chi vuole avvelenare la campagna elettorale». Poi è intervenuto il presidente del Senato Pera, che ha invitato l«'ex presidente della Camera», ad evitare così pesanti «insinuazioni». Quindi è stato il coordinatore di FI Sandro Bondi a lanciare le sue critiche, denunciando «l'indegnità politica e morale» del deputato Ds, mentre Berlusconi, nella conferenza stampa convocata dopo il Cipe, non ha risposto ai cronisti che gli chiedevano un commento, limitandosi ad una smorfia infastidita. Insomma una rissa. Esattamente quello che i vertici della Quercia avevano chiesto di evitare in questo ultimo scampolo di campagna elettorale. E infatti, secondo quanto si è appreso, il clima al Botteghino, dopo l'uscita del capogruppo, si sarebbe fatto subito piuttosto incandescente. E l'Unione è stata costretta a scendere in campo in difesa dell'esponente diessino. La prima a farlo è Anna Finocchiaro (Ds): «Che Vittorio Mangano lavorasse alle dipendenze e presso la residenza di Berlusconi è un fatto storicamente accertato». Seguita da Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando secondo i quali «basta leggere gli atti del processo contro Marcello Dell'Utri» e «basta vedere le scelte politiche di esponenti del governo e parlamentari Cdl per vedere la vicinanza, se non proprio fisica quantomeno culturale, tra il governo Berlusconi e la mafia». L'unico a distinguersi è Enrico Boselli (Rosa nel pugno) che ha criticato Berlusconi, ma ha ammesso: «Violante ha sbagliato a tirare nuovamente in ballo la questione della mafia» perché così il premier fa la «vittima».