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Perini: «I vertici siano più sinceri»

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Credo che quanto è successo al convegno sia stata la dimostrazione che gli imprenditori non credono che Prodi possa rappresentare la soluzione giusta per la modernizzazione del Paese. È un messaggio che va raccolto e non significa una delegittimazione dei vertici della Confindustria». Michele Perini, ex presidente di Assolombarda e ora presidente di Fiera di Milano, boccia l'idea di una spaccatura della Confindustria. Il convegno di Vicenza non ha creato una spaccatura all'interno della Confindustria tra la dirigenza e la base dei piccoli imprenditori? «Bisogna fare un distinguo tra il ruolo di Montezemolo e qualche altro collega. Sicuramente se il presidente fosse stato Della Valle ci sarebbe stata una spaccatura. Il valore della Confindustria è condiviso da tutti. C'è un dibattito interno ma nessuna rottura. Mi auguro che emergano le critiche corrette per quello che non ha fatto il governo ma anche il plauso per quello che è riuscito a fare». Insomma più sincerità in Confindustria? «A questo governo va riconosciuto di aver fatto quattro cose importanti per le imprese: la riforma del diritto fallimentare, di quello societario e sul risparmio. E poi di aver abolito la tassa di successione che determina un passaggio generazionale più semplice. C'è la legge Biagi fondamentale per il mercato del lavoro e il provvedimento sblocca centrali, la legge obiettivo e la riforma della scuola. Dire che il governo non ha fatto niente significa essere in malafede. Più utile sarebbe dire che il governo avrebbe potuto fare di più. Il pessimismo imperante non è giusto». Vuol dire che anche Confindustria è troppo pessimista? «Bisogna prendere atto che siamo un Paese che da manifatturiero si sta trasfomando in un Paese ad alto contenuto di servizi e con un manifatturiero diverso. Quello che si chiede ai vertici di Confindustria è una maggiore obiettività e reale equidistanza. Tutto questo lo abbiamo sentito nelle parole di Montezemolo ma non nel consigliere incaricato Pistorio e in Della Valle. A questo ci aggiungiamo l'invito a schierarsi a favore del centrosinistra del direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Il quotidiano non è espressione dei vertici di Confindustria ma molti degli attori sono gli stessi». C'è una fronda anti Montezemolo? «Non mi pare di vederla ma percepisco la preoccupazione di molti imprenditori che non ci sia distanza dalla politica. Molti parlano di liberalizzazioni, pochi le vogliono veramente».

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