Della Valle scalza Prodi, guida già l'Ulivo
Basta sedersi in prima fila ad un convegno di Confindustria, sperare che il presidente del Consiglio (che originariamente ha dato forfait) si presenti ugualmente, scuotere la testa durante il suo intervento, sperare che il premier se ne accorga e colga l'occasione per attaccarti senza mezzi termini. È bastato tutto questo a Diego Della Valle per svestire i panni di imprenditore «simpatizzante del centrosinistra» e trasformarsi in leader incontrastato della coalizione. In verità è un po' di tempo che mister Tod's «studia» da antagonista del Cavaliere. Il 19 dicembre dello scorso anno, durante la trasmissione Porta a Porta, si esibì in un simpatico siparietto col Cavaliere a colpi di «lei sta dicendo sciocchezze» e roba simile. Era solo l'inizio. Da allora i due non hanno perso occasione per attaccarsi a vicenda. Dal calcio alla politica tutto è diventato terreno fertile per lo scontro. Fino a sabato quando, davanti alla platea di Vicenza, Berlusconi ha scagliato il suo ultimo e più violento colpo. Non sapeva però, il Cavaliere (o forse sì), che quell'attacco sferrato all'improvviso, avrebbe trasformato il suo antagonista in un vero e proprio leader dell'Unione. Nel giro di pochi giorni mister Tod's ha lasciato senza commentare, ma evidentemente imbufalito, il convegno di Confindustria. Ha incassato la solidarietà di tutti (ma proprio tutti) i leader del centrosinistra. Ha accusato il premier di essere «un uomo sull'orlo di una crisi di nervi». Si è dimesso dal direttivo di viale dell'Astronomia. Ha rilasciato (ieri) un'intervista fiume a Repubblica nella quale ha ribadito il concetto e ha detto che «Berlusconi crede che l'Italia sia roba sua». Ha fatto una comparsata (sempre ieri) nella trasmissione tv Ballarò dove non ha perso occasione per dire la sua (oltre a lodare la «scelta di civiltà» del direttore del Corsera Paolo Mieli che si è schierato con il centrosinistra). «Il presidente del Consiglio - ha detto Della Valle - mi ha accusato in modo pesantissimo e preoccupante di cose assurde, inutili, diffamanti». E a Floris che gli chiedeva conto della sua scelta di dimettersi dal direttivo di viale dell'Astronomia, ha risposto: «Confindustria non mi ha chiesto di dimettermi. La mia scelta di lasciare è stata dettata dalla volontà di sentirsi più libero di poter parlare di ogni cosa. Secondo lei - ha aggiunto - mi trovo in una posizione più comoda ora? È comodo andare contro l'uomo più potente d'Italia». «Non ne posso più di parlare di Berlusconi - ha continuato - Sono due mesi che non si parla d'altro». Insomma, neanche un giro di boa che Della Valle si è trasformato in un simbolo dell'antiberlusconismo rubando completamente la scena a Romano Prodi. Una sorta di «leader ad honorem» della coalizione. Dopotutto Della Valle è riuscito nell'impresa impossibile di coalizzare attorno a sè anche la sinistra radicale. Alla lotta proletaria l'Unione preferisce l'imprenditoria rampante. E passi per Piero Fassino e Francesco Rutelli che puntano il dito contro l'arroganza di Berlusconi e continuano a ripetere che, con loro al governo, l'Italia sarà più unita. Loro, si sa, una certa simpatia per il «salotto buono» ce l'hanno sempre avuta. Chi stupisce sono Fausto Bertinotti e Marco Rizzo. Il primo ieri ha invitato Berlusconi a fare come Della Valle («o sta in politica o fa l'imprenditore»). Il secondo gongolava perché tutti mollano Berlusconi «persino i padroni». Ma Rizzo non dovrebbe dire cose di sinistra?