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Ruini: «Siamo neutrali ma non vogliamo i Pacs»

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Il presidente della Cei: «L'insegnamento della religione islamica nelle scuole non è impossibile»

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Non è certo una novità quella che arriva dal Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana che si è aperto ieri a Roma. In vista del voto del 9 e 10 aprile la Chiesa italiana con sceglierà alcun «schieramento politico o partito», ma non per questo rinuncerà al suo ruolo di guida delle coscienze degli elettori e dei futuri eletti. Così ieri il presidente della Cei Camillo Ruini, aprendo i lavori, non ha risparmiato critiche ai due Poli anche se, alla fine, a pagare dazio è soprattutto l'Unione. Dopo aver ringraziato Benedetto XVI per averlo confermato alla guida della Conferenza, Ruini ha puntato il dito contro i «toni accesi e i molteplici terreni di polemica» che stanno «monopolizzando» questa campagna elettorale. Un richiamo che, a due giorni dall'arringa di Berlusconi al congresso di Confindustria, è sembrata una bacchettata nei confronti del premier. Poi, però, il presidente della Cei ha elencato i principi irrinunciabili che, evidentemente, serviranno da vademecum per indirizzare il voto dei cattolici verso uno dei due schieramenti. Anzitutto «il rispetto della vita umana dal concepimento al suo termine naturale» e «il sostegno concreto alla famiglia legittima fondata sul matrimonio». No ai pacs, quindi, e per non lasciare spazio all'immaginazione Ruini ha apertamente parlato dei «segnali preoccupanti che giungono da vari Consigli regionali dove sono state presentate, e in qualche caso approvate, proposte riguardanti le unioni di fatto e che equiparano in larga misura i loro diritti a quelli delle famiglie legittime: alcune di queste proposte puntano inoltre ad essere trasferite al Parlamento nazionale, per diventare legge dell'interno Paese». Un chiaro riferimento all'Unione visto che i consigli regionali «incriminati» (Toscana, Umbria, Puglia, Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Marche), guarda caso, sono tutti guidati da maggioranze di centrosinistra. L'attenzione a queste tematiche, ha sottolineato Ruini, è l'unico modo per evitare quella «diaspora culturale dei cattolici» paventata da Giovanni Paolo II nel convegno ecclesiale italiano di Palermo '95, quando papa Wojtyla avanzò il timore che ci fosse da parte dei cattolici una «facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano, o non prestino sufficiente attenzione, ai principi della dottrina sociale della Chiesa». Il presidente dei vescovi italiani ha fatto una ulteriore sottolineatura dell'importanza di valori quali il matrimonio e la famiglia quando ha condiviso il recente invito del Papa ai media a «sostenere e supportare il matrimonio e la vita familiare», presentando specialmente ai giovani «modelli edificanti di vita e di amore» e non invece «espressioni d'amore false o infondate, che ridicolizzano la dignità della persona umana e minano gli interessi della famiglia». Quindi Ruini ha affrontato il nodo dell'insegnamento delle religione islamica. Insegnamento che, secondo il Presidente della Cei, «non appare impossibile» a patto che «non vi sia contrasto nei contenuti rispetto alla nostra Costituzione» e che l'insegnamento «non dia luogo di fatto ad un indottrinamento socialmente pericoloso».

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