«C'è chi usa Confindustria per se stesso»
E con Barone, uno dei pochi ad aver incontrato il premier ieri chiuso nella sua villa di Arcore, si lascia andare. Ma non pronuncia mai il nome di Diego Della Valle. Lo fa invece a Adriana Santacroce, di un'altra tv locale, Telenova. E spiega: «Non ce l'avevo con lui quando parlavo degli scheletri negli armadi, ma parlavo in generale». Nella prima intervista, tuttavia, il Cavaliere tira un bilancio di quanto accaduto a Vicenza con l'arringa agli imprenditori: «Il mio intervento duro? Non l'ho trovato per nulla duro, semplicemente un intervento di verità». E pacatamente rimarca: «Ho detto cose che già avevo avuto modo di dire altre volte. Forse l'eccezionalità del fatto è che ho rotto un po' la gabbia in cui si cercava di contenermi, quella che ora è di moda: due minuti e mezzo. Come se chi ha lavorato per quasi cinque anni nell'azienda Italia ottenendo tantissimi risultati concreti potesse avere la possibilità di ricordare in pochi istanti quello che si è fatto per esempio sull'energia». Il giornalista gli chiede di soffermarsi proprio sugli attimi finale dell'arringa: «Mi era stata fatta una domanda sul piano energetico e poi sono stato richiamato al rispetto del tempo quando stavo raccontando tutto ciò che abbiamo trovato e soprattutto tutto ciò che abbiamo fatto e quello che ci ripromettevamo di fare». Si ferma un attimo Berlusconi. E poi sottolinea ancora: «Stavo raccontando delle cose assolutamente importanti quando sono stato interrotto per la seconda volta, vedevo che tutti i presenti avevano voglia di ascoltare il responsabile del governo, allora ho detto: "Beh, bisogna che esco da questo schema e mi sono rivolto con il cuore in mano ai miei colleghi". E l'ho fatto per dire anche un'altra cosa: non è vero che l'Italia va male, il declino è una favola, una fiaba». Quindi parte l'affondo al «salotto buono» dell'economia italiana: «C'è un accordo tra le grandi imprese, che si aspettano favori dalla sinistra, dai sindacati, quelle imprese che hanno sempre saputo pubblicizzare le perdite e privatizzare gli utili che usano le istituzioni degli imprenditori non per le pmi, ma per i loro interessi. C'è un intreccio tra le grandi imprese, le banche che poi sono proprietarie dei giornali...». Il premier accusa: «La storia passata ci dice che c'è stato un profittare dei soldi di tutti per interessi privati, noi siamo stati molto parchi con i soldi pubblici». Ce n'è anche per gli alleati, quando gli viene ricordato il «miracolo» di aver tenuto assieme la coalizione: «Non è stato un miracolo, ma c'è voluta tanta pazienza. Quanti bocconi amari ho dovuto ingoiare». Dopo tocca all'opposizione: «Vogliono fare forti interventi nell'economia e vogliono controllare da vicino la vita sociale di tutti cittadini...I 44 enti in più dimostrano la volontà di controllare tutto»; se vincono «i cittadini vivranno in una gabbia o selva di leggi e regolamenti e si vedranno aumentare le imposte, cosa che Prodi non riesce a non ammettere quando dice che occorrerà che tutti facciano dei sacrifici. Vogliono mettere le mani sul patrimonio degli italiani, sulle case, sui passaggi delle aziende in vita. Si sappia che la sinistra fa gli interessi dei grandi gruppi che non vanno bene...». Infine, Il Cavaliere ripercorre le tappe del suo governo e confessa che «non ci sono momenti migliori, è sempre stato tutto molto bello». E momenti peggiori?, gli viene chiesto: «Quando il premier - narra il Cavaliere - è andato in giro per il mondo e ha ottenuto grandi risultati per il Paese, ma i giornali scrivevano che era andato a perdere tempo». Si ferma un attimo e, con un filo di emozione, dice: «Il momento peggiore? Quando è stato approvato l'allargamnto a venticinque dell'Unione Europea alla quale avevo tanto lavorato. Sono tornato in Italia e ho letto che i giornali italiani dicevano che era stato tutto merito di Angela Merkel».