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È tornato il Cav uomo d'azione

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Sembrano passati secoli dai grigiastri dibattiti televisivi sotto regime di par condicio. A Vicenza, il presidente del consiglio brillava come una torcia umana, in piedi, microfono in mano, ad arringare il suo popolo. Il divanetto di Confindustria, la sobria misura di De Bortoli, le rigide imposizioni della lombosciatalgia, niente ha potuto contenere l'incontenibile. «Basta fare i piangina! Basta con le pennichelle sull'amaca della sinistra! Finiamola col difendere i nostri interessi particolaristici, con le piccinerie della Valle degli orti. L'Italia ha bisogno di noi, l'Italia ha bisogno di voi! I giornali sono il braccio armato del Potere, un Potere avido, cannibale, che presto si divorerà da solo, non prima di aver divorato le risorse di tutti. Ma noi combatteremo, noi resisteremo, noi siamo osso troppo duro da spolpare!». Ovazione. Applausi scroscianti. Fischi violenti per Della Valle. Eccolo, finalmente, il Berlusconi che nel cuor ci sta. Fiammeggiante di entusiasmo, incapace di disciplinare la sua irruenza da venditore e il suo piglio imprenditoriale, alla «serietà» del politichese. Berlusconi rifugge le manfrine dei cicisbei, perché ha sempre sognato di essere un cavalier reggente, mai un cavalier servente. Lui non è uomo da intrighi di partito, da pedanterie sofistiche, da dibattici anemici. Silvio Belusconi, al contrario, è un sanguigno uomo d'azione, un energico capo d'azienda; è e sarà sempre il motivatore del personale, che entri sbottando negli spogliatoi del Milan o che passeggi autorevolmente tra gli uffici di Mediaset. Berlusconi è felice solo quando lavora, e noi lo vogliamo veder felice. E allora, grazie al potere che ci è concesso, rinnoviamogli la fiducia che ha mostrato di meritare, ieri più di ieri l'altro. Facciamolo lavorare ancora.

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