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Montezemolo: «Riavviare la macchina Italia»

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Il leader di viale dell'Astronomia chiede al nuovo governo, qualunque sarà, un impegno per il rilancio

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Peraltro al momento del suo intervento la cronaca dava Berlusconi ancora in balia di una fastidiosa lombosciatalgia e nell'impossibilità di venire a Vicenza. Sicché l'intervento forte avrebbe dovuto essere quello di Montezemolo. Una dichiarazione ferma e chiara di equidistanza dalla sinistra e dalla destra, la sottolineatura dell'autonomia del mondo industriale dalle manovre della politica. E di applausi il leader degli industriali ne ha strappati a più riprese. Tutto fino a quando Berlusconi non gli ha rubato la scena seminando lo scompiglio nella platea degli industriali. Ma veniamo al messaggio di Montezemolo. Il presidente degli industriali ha dedicato un lungo passaggio al rapporto tra l'imprenditoria e la politica lanciando anche moniti a entrambi gli schieramenti. Usando una metafora automobilistica ha ribadito che «chiunque sarà il pilota di domani, se la macchina del Paese non è competitiva, non potrà tagliare i traguardi che meritiamo». Ha indicato quella che dovrebbe essere la priorità del nuovo governo. Ovvero avviare una sorta di «fase costituente, simile a quello che per un'impresa è un grande piano di ristrutturazione aziendale». Per questo, ha detto, «dopo le elezioni proporremo alle altre organizzazioni imprenditoriali una iniziativa forte, una mobilitazione comune per avviare una macchina dove sia più facile fare impresa». E perché ciò sia possibile, per rendere il sistema Paese più concorrenziale, occorre innanzitutto snellire la burocrazia, «eliminare lacci e laccioli, aprire porte e finestre all'aria della concorrenza e della internazionalizzazione delle imprese». Per ridare slancio al Paese Montezemolo parla di riduzione del costo del lavoro di dieci punti. Le risorse «possono essere recuperate con una diversa distribuzione del carico fiscale e contributivo tra le diverse categorie di reddito e uno spostamento del carico fiscale da quello diretto a quello indiretto». Quanto all'Irap «un'imposta ingiusta» pur non sottovalutando il gettito di questo imposta, «bisogna pensare subito a interventi profondi e equilibrati che riguardano da una parte il cuneo fiscale e dall'altra la componente costo del lavoro della base imponibile Irap». Montezemolo chiama in causa anche il sindacato che «non può stare alla finestra e rispondere sempre che c'è qualcosa di più urgente» e auspica un rapporto «collaborativo e non conflittuale». Poi ha insistito sulla legge Biagi, una delle «migliori riforme di cui dobbiamo dare atto al governo» e che «va completata». Come pure va riformato il sistema degli ammortizzatori sociali «per renderlo coerente con i bisogni di oggi e di domani». Montezemolo ha attaccato il governo sul fronte delle liberalizzazioni e ha sottolineato che sono in atto «fenomeni degenerativi come il neostatalismo municipale che si sta diffondendo negli enti locali di ogni colore». Alla classe politica il presidente della Confindustria chiede di «mettere al centro del Paese l'economia e l'industria, in particolare quella manifatturiera che rappresenta il 23% del pil». Per Montezemolo la politica è dominata da «risse e comportamenti scorretti, al di là di quanto sia immaginabile». Il presidente critica anche il nuovo sistema elettorale proporzionale che «rifiuta persino il confronto degli elettori sui candidati». Il risultato è che «tra poche settimane andremo a votare, a scatola chiusa,persone scelte nei corridoi dei partiti politici con una sorta di prendere o lasciare». E Montezemolo allora chiede provocatoriamente come si può «aprire il Paese alla concorrenza se la politica rifiuta l'elementare forma di concorrenza che è quella di scegliere ai cittadini i loro rappresentanti». Alla politica chiede di «essere all'altezza non solo nei momenti drammatici incontrati dal Paese ma anche nei momenti normali». «È per questo che abbiamo fatto i nostri richiami - dice Montezemolo - Noi ab

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