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Il patron di Tod's se ne va in fretta dopo l'attacco del Cavaliere e i fischi della platea Scendono in campo soltanto i suoi e quelli dichiaratamente schierati con la sinistra

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Nelle prime due file, lì dove siedono i big della Confindustria, da Merloni a Tronchetti Provera a Andrea Pininfarina, Andrea Riello, il clima è di ghiaccio. Berlusconi ha appena terminato l'attacco a Diego Della Valle accusandolo di sostenere la sinistra, perché «ha scheletri nell'armadio e ha tante cose da farsi perdonare» e per questo vuole «mettersi sotto il manto protettivo della sinistra e di Magistratura Democratica». Della Valle è stato appena sommerso dai fischi della platea. Ha chiesto il microfono per replicare ma qualcuno in prima fila gli consiglia di tacere. Il clima è troppo effervescente per gettare altra benzina sul fuoco. Il direttore del Sole 24Ore Ferrucio De Bortoli che modera il convegno dopo aver invitato Berlusconi al rispetto dei tempi è completamente travolto dalla piena dialogica del Cavaliere. A nulla valgono i richiami, Berlusconi non lo ascolta e va per la sua strada. Ora ha deciso che la scena è sua anche a costo di infrangere le regole. Anche Tremonti, seduto sul palco, lo segue in silenzio senza lasciar trasparire il minimo commento espressivo. Pininfarina riconquista il microfono solo alla fine dell'intervento fiume del premier. A lui spetta il compito ingrato di chiudere, più in fretta è possibile, il convegno. Giusto in tempo per difendere Montezemolo da un precedente attacco di Berlusconi: «Sei il nostro Presidente perché ti abbiamo scelto e quando parli parli per tutti noi e ci rappresenti tutti». Si sciolgono le righe ma il dado ormai è tratto. Confindustria, durante l'intervento del presidente del Consiglio, ha mostrata di essere un'associazione tutt'altro che unita. Con i piccoli e medi imprenditori (che riempivano il fondo della sala) schierati apertamente con il Cav al punto di ricoprire di fischi Della Valle appena ha chiesto la possibilità di replicare alle accuse rivoltegli. Sarà anche per questo che il patron di Tod's, finita l'assemblea, si sottrae alle telecamere e ai giornalisti mentre alcuni big della Confindustria gli si fanno attorno e cercano di allontanarlo dalla folla che, nel giro di pochi secondi, ha tracimato. Il presidente della Confindustria Luca di Montezemolo mantiene i nervi saldi anche se è visibilmente furibondo per l'esito del convegno. «Ho troppo rispetto per l'istituzione del presidente del Consiglio per dire qualcosa» commenta. Più in là Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica, sbotta: «È stato un pessimo episodio. Non si possono venire a lanciare accuse in casa d'altri, non si fa, non è corretto». Marina Salomon non nasconde una certa irritazione: «Ci ha trattato come dei rivoluzionari russi. Non so quanti voti di incerti possa essersi conquistato questa sera. Ma di certo ha sbagliato quando ci ha rimproverato per le ferie, come se noi non lavorassimo. Che modi». Poi lascia intendere che forse tanti applausi non erano poi così spontanei, che dovevano essere pilotati da una claque. Ed è questa la tesi di lì a poco serpeggia ai margini del convegno. C'è chi dice che Berlusconi d'accordo con Galan e si sia fatto precedere da alcuni imprenditori a lui fedelissimi che avrebbero riscaldato il clima. Ma c'è anche chi, pur sedendo nelle prime file del ghota dell'industria, è davvero preoccupato per la piega che ha assunto il convegno. La parola spaccatura riecheggia più volte. Andrea Pininfarina da buon torinese mantiene la freddezza. «Posso soltanto pensare - dice il vicepresidente di Confindustria - che sia stato tutto dovuto a un po' di confusione dovuta allo stress della campagna elettorale».

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