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«C'è paura, solo Fini può essere l'alternativa»

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Alemanno: «Il referendum è stato lo spartiacque, c'è voglia di partecipazione»

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Come spettatore, s'intende. Gianni Alemanno è entusiasta della nostra Nazionale che ha lottato fino all'ultimo secondo sfiorando il colpo. E si lascia anche un po' andare. Ministro, ma che fa? Tradisce le sue passioni? «In che senso?» Be', lei è un amante della montagna, uno scalatore. Ora preferisce il rugby? «Il rugby è stata la prima passione. Ho cominciato giocando da ragazzo. E visto che c'era questa partita così bella, non ho voluto mancare». Parliamo di politica. Lei ha partecipato all'assise della Compagnia delle Opere. I movimenti cattolici si sono schierati apertamente come non accadeva da anni. Perché? «Lo spartiacque è stato il referendum dell'anno scorso sulla fecondazione assistita. Credo che abbia cambiato tutto». Tutto? «Sì. Nel mondo cattolico sono in tanti che ora pensano che non si può restare con le mani in mano, non si possono chiudere gli occhi. C'è una grande voglia di partecipazione». E con chi vanno i cattolici? A destra o a sinistra? «Be', Comunione e Liberazione ha fatto una scelta chiara a favore del centrodestra. Non era mai accaduto e mi sembra un fatto molto importante. In generale, il mondo cattolico sta guardando con maggiore interesse alla nostra coalizione». Merito della Cdl o «paura di Prodi»? «Anzitutto c'è il timore delle posizioni massimaliste del centrosinistra. C'è la preoccupazione che con la vittoria dell'Unione ci sarà un attacco ai movimenti cattolici e in generale all'intera area. Poi, c'è certamente anche un'adesione alla politica del centrodestra». Forse c'è anche un po' di delusione... «Potevamo fare di più, certo. Ma intanto sono stati conseguiti grandi risultati a difesa della vita, con la legge 40. Per la scuola cattolica, con il sostegno vero. E anche per la famiglia, con i primi provvedimenti: e ora, proprio noi di An, insistiamo per il quoziente familiare. Dunque, vogliamo proseguire su questa strada». Ma il leader della coalizione, Berlusconi, non ha ancora espresso una parola a favore del mondo cattolico in questa campagna elettorale. «Difatti trovo sia una grande manchevolezza. Bisogna sicuramente essere più espliciti. L'iniziativa del manifesto di Marcello Pera è stato un modo di sopperire a questa carenza. Naturalmente mi auguro si guardi ora a Fini». Fini? C'è ancora diffidenza nei suoi confronti? «C'è stato un recupero dopo la lacerazione dovuta proprio al referendum». In Vaticano c'è ancora un pregiudizio nei confronti del leader di An? «Intanto vedo con piacere che Fini si sta battendo proprio per la famiglia. E mi sembra molto importante. Non posso negare però che quella sulla fecondazione assistita sia stato un momento difficile». Ministro, ma la destra non è più «Dio, Patria e Famiglia»? «Non siamo stati mai un partito confessionale. Ma per noi non è possibile dividere l'identità nazionale dalla cultura cattolica». Fini e Casini contro Berlusconi. È ancora convinto che lo schema a tre punte porti voti alla Cdl? «Fini e Casini possono recuperare i voti degli indecisi, degli incerti e soprattutto dei delusi. No, è ancora uno schema valido». Ma quanto vale il voto cattolico? «E chi può dirlo? A noi, tuttavia, interessa la difesa dei valori». Non negherà che su Roma può incidere anche molto «Non nego. Ma penso che gli elettori cattolici sappiano perfettamente distinguere chi agisce in un certo modo perché ci crede e chi lo fa un po' ipocritamente per ingraziarseli». Che cosa ne pensa dello show di Berlusconi dagli industriali? «Non l'ho visto, me lo hanno raccontato». E che idea se n'è fatta? «Purtroppo è imbarazzante. Se un politico viene invitato da un'associazione di categoria, mi sembra giusto che rispetti chi lo sta ospitando in quel momento».

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