LE VERSIONI, come spesso accade in queste occasioni, sono discordanti.
Chi c'è stato e si concede agli onori delle cronache parla di un «grande momento di confronto» necessario per lanciare il rush finale. Anche se tra le righe ammette che, in un «grande partito» come Forza Italia qualche motivo di incomprensione può sempre esserci. Comunque la si guardi, quello di ieri a Roma, tra il coordinatore nazionale Sandro Bondi, il suo vice Fabrizio Cicchitto, il responsabile del Motore Azzurro Mario Mantovani, il tesoriere Rocco Crimi e i coordinatori regionali del partito è stato un regolamento di conti interno necessario visto la piega che stavano prendendo le cose. Non è un segreto, infatti, che dopo la compilazione delle liste il malumore su tutto il territorio nazionale è andato via via montando. Candidature discutibili e clamorose bocciature hanno contribuito a surriscaldare gli animi. Al punto che, nel giro di pochi giorni, il partito è stato costretto ad annullare due manifestazioni nazionali: quella in programma ieri che doveva portare a Roma tutti i candidati insieme al presidente Berlusconi e quella del 25 marzo (che sarebbe stata spostata al 7 aprile) e che doveva raccogliere a Piazza del Popolo oltre 100.000 persone. La versione ufficiale è sempre la stessa: i coordinatori regionali, impegnati sul territorio, non se la sentono di sobbarcarsi altri impegni. Ma il motivo sarebbe un altro. I coordinatori non condividono le linee della campagna elettorale dettate da Roma e così, nell'occhio del ciclone, è finito il Motore Azzurro. Sono in molti a considerarlo una macchina inutile ed è per questo che ieri Bondi e Cicchitto hanno deciso di convocare tutti a Roma. Sul tavolo anche il nodo delle candidature che, in alcune Regioni, hanno letteralmente spaccato il partito in due con i «trombati» che hanno già fatto sapere che non intendono impegnarsi per una vittoria che è tutt'altro che scontata. Insomma, si preannnunciano 500 ore di fuoco.