Il Professore all'ultimo minuto non partecipa al corteo di Milano Non va neppure Fassino. «Non vogliamo alimentare tensioni»
Invece è diventata un'altra occasione di scontro di questa velenosa campagna elettorale. Alla fine Prodi e Fassino hanno deciso di non partecipare alla fiaccolata promossa dai commercianti di Milano per protestare contro i gravi incidenti provocati sabato dagli autonomi dei centri sociali. In piazza tirava una brutta aria, hanno spiegato, erano attesi da striscioni e slogan offensivi già preparati. Così il leader dell'Unione e il segretario dei Ds hanno voluto «evitare strumentalizzazioni» per non acuire «un clima di tensioni e di nuova divisione». Immediata la replica di Berlusconi: Prodi è scappato ancora, «sarebbe stato accolto da una bordata di fischi, non solo dai commercianti milanesi ma da tutti i cittadini che non sopportano la violenza». «Siamo venuti a Milano per partecipare a una manifestazione unitaria contro la violenza e invece è stata preparata una manifestazione contro di noi — è stata la piccata controreplica del Professore — Credo che fosse più opportuno per tutti non aizzare scontri. Io voglio un paese unito e quindi mi stupisco delle parole di Berlusconi, felice per il fatto che ci avrebbero fischiato. Questo è veramente un qualcosa che non riesco a capire. Un leader politico non fa parla così». E addio clima bipartisan. Sotto accusa sono finiti i manifesti che An aveva affisso dalla mattina lungo il percorso del corteo, con la scritta allusiva «Contro i prodi autonomi». Ma «prodi in minuscolo è solo un aggettivo plurale fino a prova contraria e non è il nome del professore», replica ironicamente Gianfranco Fini. «Ci hanno bruciato una sede, potevamo almeno mettere due dei manifesti davanti al nostro circolo?», domanda Cristiana Muscardini, coordinatrice regionale di An. Che aggiunge: «Mi sembra una scusa assurda. Un pretesto per non partecipare». In serata, manifestanti radunati a corso Buenos Aires scandivano cori per «Moratti sindaco» e slogan contro il centrosinistra «alleato con i centri sociali». Fino all'ultimo lo staff del Professore e i collaboratori di Fassino hanno valutato se partecipare dopo che nel primo pomeriggio erano arrivati «segnali di turbolenze e provocazioni». In serata è stata fatta la scelta di non andare per evitare di «cadere in una trappola», come hanno detto i Ds che hanno accusato An di aver «fomentato atteggiamenti provocatori e aggressivi nei confronti di Prodi». Il leader dell'Unione, in un comunicato, ha spiegato che ha voluto «evitare provocazioni» e ha legato la sua decisione «alla presenza di striscioni dal tono provocatorio e di slogan offensivi». Prodi ha telefonato al presidente della Confcommercio Carlo Sangalli per esprimergli «piena e convinta solidarietà ai commercianti milanesi», così come ha chiamato il presidente della Ascobaires (l'associazione dei commercianti di Corso Buenos Aires). Subito dopo anche il segretario dei Ds ha spiegato, in un comunicato, i motivi della sua rinuncia. E una delegazione della Quercia ha comunque partecipato al corteo per «ribadire l'impegno contro ogni forma di violenza e di intimidazione». In piazza, d'altra parte, c'erano esponenti del centrosinistra, a cominciare dal candidato sindaco, l'ex prefetto Bruno Ferrante, e dal presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Il centrodestra ha stigmatizzato la scelta dei leader dell'Unione. Soprattutto An, che ha organizzato le contestazioni antiprodiane, ha accusato Prodi e Fassino, con Nania, di avere «la coda di paglia» e di essere andato alla manifestazione perchè «teme di perdere i voti no global». Analoga considerazione di Fabrizio Cicchitto, di Forza Italia, e di Alessandra Mussolini che ha parlato di un Prodi «ostaggio della sinistra violenta»; mentre l'ex ministro leghista Roberto Calderoli, ostentando indifferenza, ha detto: «Se Prodi non c'è, è meglio. Se lo avessi visto, lo avrei evitato».