Cuneo fiscale, la sinistra smentisce il Professore
Il costo della manovra è quantificata dai tecnici in 10 miliardi di euro, ventimila miliardi delle vecchie lire. Ma come arrivare a questo ambizioso traguardo rappresenta ancora in seno all'Unione fonte di dibattito tra quanti temono che un intervento sulle pensioni sarebbe inevitabile e manifestano chiaramente la propria netta avversione a tale ipotesi (soprattutto a sinistra) e quanti invece affermano che un robusto intervento sulla rendita finanziaria e sull'evasione fiscale sia sufficiente a reperire i fondi necessari. Alla schiera degli scettici appartiene certamente il deputato di Rifondazione comunista Alfonso Gianni, membro della commissione Lavoro di Montecitorio: «Si è molto discusso di questo tema in sede di stesura del programma dell'Unione. Chiunque può verificare che non vi è scritta la misura della diminuzione di cinque punti in cinque anni. Si tratta di un'interpretazione possibile ma non obbligata, che è stata data autorevolmente dal candidato premier Romano Prodi. C'è però la preoccupazione di cosa questo comporti per quanto riguarda l'andamento delle entrare a fini pensionistici. È per questo che nel nostro programma, l'obiettivo dell'abbassamento del cuneo non è tra le priorità. Io penso che si possa fare e che sarebbe bene farlo, ma non so francamente su quali calcoli venga fatta una previsione di addirittura cinque punti. Dico però che il modo per finanziare una cosa di questo genere sta nella capacità di tassare la rendita e colpire l'evasione fiscale». Più ottimista il prodiano della Margherita Mario Lettieri, anche se consapevole che il termine di un anno appare forse un po' stretto: «Secondo me si può fare nei primi due anni. Con uno sforzo eccezionale, si potrebbe anche fare nel primo anno, ma occorre fare davvero tre cose. La prima è la riduzione drastica della spesa corrente, che il governo di centrodestra ha aumentato in maniera esponenziale. La seconda è una lotta senza quartiere all'evasione e alla elusione fiscale, e la terza è la tassazione delle plusvalenze, al di sopra di una certa fascia». Di questo avviso, sostanzialmente, è anche il deputato della sinistra Ds Famiano Crucianelli, che insiste sulla necessità di tassare la rendita: «Si tratta sicuramente di una scelta da portare avanti, come il perno però di una strategia più complessa che affronta sia il versante delle condizione materiali dei lavoratori, sia quello dello sviluppo economico di questo paese». Una soluzione concreta, anche se forse impopolare, giunge da Bobo Craxi: «Ci sono diversi modi, però, di attingere le risorse per poter portare a compimento una riduzione così impegnativa del cuneo, a partire, sicuramente, dalla leva fiscale. Penso anzitutto a un aumento dell'Iva, che non è un'imposta ingiusta come l'Irap e, inoltre, non colpirebbe la produzione italiana».