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Il premier penalizzato dalle regole Sfora un paio di volte il limite di tempo

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È un Berlusconi molto teso quello che rimbalza dallo scontro televisivo. Si capisce subito che vive il vincolo del timer come una camicia di forza. E sfora subito di venti secondi il limite concesso di due minuti e mezzo. Mimun è sulle spine e lo riprende. Berlusconi freme, morde il freno combattuto tra il desiderio di ricordare le riforme del governo e la tentazione di lasciare a briglie sciolte la verve polemica. Mentre Prodi scandisce le parole con la proverbiale gestualità, Berlusconi riempe i fogli che ha davanti per annotare ogni battuta dell'avversario, per non lasciare scoperto nessuno spazio, per chiudere il suo fronte a qualsiasi attacco. E come uno stratega, quasi avesse davanti a sè una lavagna; sui fogli scrive numeri, disegna diagrammi, traccia lunghe righe quasi a sottolineare ogni parola, con un ritmo frenetico seguendo con lo sguardo la penna. È talmente concentrato in questa trasposizione grafica delle parole che spesso non rivolge lo sguardo alle telecamere. Berlusconi sferra l'attacco brandendo le cifre e per un attimo è lui il professore in piena bulimia numerica. Ma non è quello il terreno dove si sente più a suo agio. Sicchè passata la tensione iniziale, dopo circa mezz'ora lancia un siluro all'indirizzo di Prodi: è quello del deficit pregresso lasciato dal governo della sinistra. E quando vede vacillare per un attimo la fermezza del Professore, recupera verve, si libera della freddezza iniziale. Il ghiaccio è rotto. Parte a testa bassa attaccando Prodi punto su punto con un ritmo serrato. Così cavalca l'argomento delle grandi opere, accusa il Professore di «demagogia pura» di «ribaltamento totale della realtà» di «spudoratezza». Ma è Prodi a strappargli l'iniziativa della battuta. Il Cavaliere che nei precedenti interventi in televisione e alla radio si era lasciato andare spesso e volentieri alla battuta scherzosa, al linguaggio ironico, ora ha cambiato registro. Tant'è che lascia cadere nel vuoto la battuta provocatoria di Prodi («A furia di dare la colpa ai governi precedenti finirà per risalire a Garibaldi»). La strategia di Berlusconi è di demolire le argomentazioni di Prodi e poi ricordare le cose fatte. Sferza il professore sottolineando gli «insulti, le offese e le barricate» che la sinistra ha brandito come un'arma contro la CdL nonchè «il diffuso pessimismo e il catastrofismo» che hanno depotenziato le riforme del governo. Poi martella sulle «falsità» di Prodi. La gabbia del tempo gli taglia a metà le conclusioni e Berlusconi sbotta: questo sistema proprio non funziona.

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