Il dibattito non esalta, si accende solo quando si tocca il tema del conflitto di interessi
Il giorno della sfida tv più attesa di questa campagna elettorale passerà probabilmente alla storia come il giorno della vittoria. Basta sentire i commenti a caldo dei due sfidanti per rendersi conto che non c'è delusione, tutti hanno vinto. Ha vinto Romano Prodi che, però, si lascia andare ad una reazione misurata. «Sono molto contento, quando si dibatte ad armi pari si possono esprimere dei concetti e questo aiuta». E ai giornalisti che gli chiedono chi ha vinto risponde: «Questo lo dovrete dire voi». Ha vinto Silvio Berlusconi che, rientrando a palazzo Grazioli, è un fiume in piena. «Per quello che ho detto, le cifre che ho dato mi sento vincitore. Prodi mi è sembrato un uomo staccato dalla realtà, staccato dalla realtà della sua coalizione». Ma poi ammette (sorridendo) di avere un rammarico: «Ero più alto di Prodi, ma non siamo riusciti a farlo vedere». Per il resto è stato il faccia a faccia che tutti si aspettavano. Ieri sera su Raiuno Prodi e Berlusconi hanno parlato dei temi che da settimane tengono banco nei dibattiti politici, rinfacciandosi accuse, opere non fatte, buchi di bilancio e incapacità di governare. Prima con l'esecutivo Prodi, ora con quello Berlusconi. Più attenti al passato che su quello che potranno fare. E dando l'impressione di non riuscire mai a far decollare il dibattito. I due leader hanno iniziato con il freno a mano tirato, tesi, sicuramente poco aggressivi. In mezzo Clemente Mimun ad arbitrare, a fare domande l'editorialista della Stampa Marcello Sorgi e il direttore del Messaggero Roberto Napoletano. Poi, pian piano il Cavaliere e il Professore si sono sciolti e nel finale sono arrivate le risposte un pochino più velenose. La replica più dura è stata quella di Prodi: «Io non ho "danti causa", caro presidente, io sono il capo della coalizione e la pregherei di osservare più rispetto nei miei confronti». Berlusconi risponde con un mezzo sorriso: «Rispetto ma mi ha chiamato pochi giorni fa venditore tappeti. Io ho usato l'ironia. E poi non posso prendere sul serio Prodi quando dice "io voglio, io dico", perché alle spalle ha una coalizione che litiga su tutto e che gli ha dato solo 5 deputati. Dunque Prodi non ha una sua forza politica e io affermo che lui è un front man, uomo di facciata». Il dibattito si accende quando arriva la domanda di Marcello Sorgi sul conflitto di interessi. Prodi parte subito all'attacco: «Il conflitto di interessi esiste in ogni democrazia del mondo. Però non possiamo avere un presidente che va fuori e dentro il Consiglio dei ministri, come una porta girevole, perché c'è una cosa che gli interessa». E Berlusconi risponde tornando su un suo cavallo di battaglia: «Il vero conflitto d'interessi non è il mio ma è della sinistra, con il gigantesco intreccio di interessi tra partiti della sinistra, giunte rosse e la Lega delle cooperative». Il dibattito era iniziato con toni più morbidi sulla prima domanda del direttore del Messaggero sulla possibilità da parte dei due schieramenti di diminuire il cuneo fiscale. La risposta di Prodi rispetta i tempi, anzi finisce 5 secondi prima ed è tranquillizzante: «Non si aumentano le imposte per diminuire il cuneo fiscale». La replica di Berlusconi sfora invece subito i due minuti e mezzo concessi di 20 secondi. «Ricordo a Prodi che ai tempi del suo governo, il suo ministro Vincenzo Visco fece approvare l'Irap, una tassa che esiste solo in Italia, negativa per le aziende, che noi chiamiamo imposta-rapina». Il dibattito si accende sull'introduzione dell'euro. per Prodi l'introduzione della nuova moneta «fu un trionfo, poi è diventato un problema con il governo Berlusconi», mentre per il Cavaliere l'euro venne introdotta «con troppa fretta» e senza «le precauzioni necessarie». Alla domanda di Sorgi sul «come mai non riusciamo a fare una legge seria che affronti il tema dell'immigrazione», Berlusconi sorride e parte a testa bassa, «annusando» la possibilità di «sprintare» sull'avversario. «Siamo il Paese che in Europa ha il numero minore di immigrati. Con la sinistra la situazio