di LAURA DELLA PASQUA «CONTRO la bulimia berlusconiana non c'è altro antidoto che la bulimia polemica.

È una situazione patologica che non ha precedenti». Enzo Carra, capogruppo della Margherita in commissione di Vigilanza Rai, è un politico di lungo corso e come ricorda, «ne ha viste di tutti i colori ma nulla che possa essere paragonabile in alcun modo a questa campagna elettorale». Non le sembra che sia in corso una sorta di accerchiamento di Berlusconi? Non possono essere delle coincidenze il libro «Citizen Berlusconi», di Alexander Stille, il film di Nanni Moretti «Il Caimano» e ora quanto è accaduto nell'intervista di Lucia Annunziata, non le pare? «Non nascondo che è in atto all'interno del centrosinistra una discussione se accendere la polemica contro Berlusconi o orientarsi su altri temi. C'è chi ha fatto di Berlusconi una sorta di totem della politica. Se la campagna elettorale è stata personalizzata sul Cavaliere è perché il presidente del Consiglio ha monopolizzato tutto lo schieramento di centrodestra al punto da oscurare gli alleati. C'è chi nel centrosinistra che non soffre della sindrome antiberlusconiana ma è anche vero che il premier non è stato con le mani in mano. Guardiamo quello che ha fatto dentro la Rai». Siamo alle solite. Anche lei vede in Berlusconi l'epuratore della Rai? «Guardiamo ai fatti. Ha licenziato Biagi, Santori e Luttazzi con una semplice dichiarazione, ha cambiato quattro presidenti. Durante questa legislatura la Rai è stata sempre sull'orlo di una crisi. Non ha fatto una legge sull'editoria che sarebbe stata utile; invece ha fatto la legge Gasparri che ha creato ulteriori problemi alla carta stampata. Berlusconi ha impostato la campagna elettorale non sulla riflessione ma sull'attacco, e lo ha detto lui stesso. Ha invaso tutte le tv compreso il servizio di pubblica utilità Isoradio. È consapevole che più parla e più il suo elettorato si rimotiva. Che fare quindi? Il centrosinistra non può stare a guardare». Insomma, se il centrosinistra non riesce ad arginare Berlusocni mette in campo altre armi e quindi scatena giornali, libri, registi e quant'altro? «Molti di noi erano dell'idea che sarebbe stato utile fuggire alla sindrome antiberlusconiana ma quando si entra in campagna elettorale e Berlusconi fa sapere che tutto ruoterà attorno a se stesso, allora inveitabilmente il tono si è alzato. Se Berlusconi incarna il centrodestra, presentarsi come alternativo alla Cdl vuol dire andare allo scontro con Berlusconi. Il premier ha una sua strategia legata a se stesso non contempla altre questioni non parla dei suoi alleati e pensa che il suo vittimismo faccia parte di questa strategia». Però tutto questo fiorire di iniziative editoriali contro Berlusconi sa di accerchiamento, o no? «Diciamo che dietro molte iniziative editoriali e cinematografiche a ridosso delle elezioni c'è una strategia legata al box office. Mettere in circuito un film su Berlusconi o pubblicare un libro sul premier prima del voto significa assicurarsi un'attenzione maggiore. E di certo il centrosinistra non può autocensurarsi. Ci sono logiche di mercato che prescindono dalle ragioni politiche». Ma è giustificabile anche il tono polemico dell'Annunziata? «Non si può criticare l'intervistatrice perché resiste alle intimidazioni del più forte altrimenti si accetta l'ipotesi di alcuni esponenti del centrodestra che individuano in un certo giornalismo una protesi della politica». Eppure lo stesso presidente dela Rai Petruccioli, vicino alla sinistra, ha criticato l'Annunziata. «Petruccioli, forse con un pizzico di generosità in più, avrebbe dovuto considerare la difficoltà nella quale si muoveva la giornalista. Io al posto dell'Annunziata di fronte a chi, come ha detto Berlusconi, esige che gli vengano fatte certe domande, me ne sarei andato dicendogli di scegliersi per l'intervista un giornalista amico. Dire che Lucia Annunziata possa aver fatto paura a Berlusconi è esagerato. Lei poteva essere meno nervosa ma mi metto anche nei panni di chi si trova di fronte un presidente del Consiglio che si mostr