Un'inchiesta o un processo per ogni partito della Cdl
La prima è a carciofo: spolpare l'avversario staccando pezzo dopo pezzo. La seconda è la decapitazione: tagliare la testa in blocco a tutto il vertice nemico. Ecco, se fosse una guerra la magistratura avrebbe adottato questo secondo piano. È un'esagerazione? E va bene, allora si può far finta che sia un film. Un film già visto con finale amaro. «Tutti dentro» (1984) con un Alberto Sordi (non a caso attore e regista) che interpreta un implacabile giudice Annibale Salvemini affiancato da una splendida Dalila Di Lazzaro. E che c'entra con la politica? C'entra. Perché quello che sta accadendo sembra la sceneggiatura di quella pellicola. Un magistrato che indaga su un giro di tangenti e comincia a buttare in galera tutti. Ma proprio tutti. Politici e altro. L'intera classe dirigente. Senza sosta, senza freni, senza controlli, senza vincoli. In effetti ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni è roba che normalmente si vedrebbe solo al cinema. Tutti i partiti della Casa delle Libertà sono sotto inchiesta. Nel giro di poche ore, l'intero centrodestra è alle prese con vicende giudiziarie. Via i programmi, via la politica. Si parla solo di arresti, intercettazioni, truffe, ladri e mariuoli. Manette e avvisi di garanzia. A un mese dalle elezioni. Ieri gli uomini dello staff di Berlusconi si chiamavano al cellulare tra loro e cominciavano la telefonata così: «Pronto? Sei ancora libero?». È scattata una sindrome: in tanti si sentono intercettati, sotto assedio, sotto assalto della magistratura. Hanno paura anche a parlare. Nella Cdl, nessuno è salvo. La magistratura di Milano decide di rinviare a giudizio Silvio Berlusconi perché accusato di aver pagato 600mila dollari all'avvocato Mills per ingraziarsi le sue deposizioni nei processi Mediaset-Guardia di Finanza. Anno dei presunti fatti: 1997. Sempre la Procura di Milano decide l'arresto di 16 persone perché avrebbero messo su una centrale di spionaggio anche politico per controllare la Mussolini e Marrazzo. Francesco Storace (An) non è indagato, ma viene considerato il mandante. I fatti risalgono ad almeno un anno fa. Nelle stesse ore il sottosegretario Silvano Moffa, anche lui di An, una delle persone più vicine a Fini, riceve una misura cautelare che gli impedisce di recarsi a Colleferro, in provincia di Roma, dove è stato sindaco. La Procura di Velletri indaga per una storia di corruzione risalente al 1994. Non è un errore di stampa: i fatti sono di 12 (dodici) anni fa. I due principali partiti della Cdl sono quasi fuori gioco. E non è finita. Da Nord al Sud. La Procura di Catanzaro mette sott'inchiesta Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc. Si ipotizzano a suo carico le accuse di associazione a delinquere e truffa. L'europarlamentare sarebbe tra «i promotori e gli organizzatori» di una truffa ai danni dell'Ue e della Regione Calabria. Periodo della vicenda: anni 2001-04. E ora tocca alla Lega. L'avviso di garanzia è arrivato via Corriere della Sera. La Procura di Milano, nell'ambito dell'inchiesta su Antonveneta, sta indirizzando il suo mirino verso il Carroccio. In particolare su una mazzetta che il banchiere Gianpiero Fiorani (ex Bpi, in carcere dal 13 dicembre scorso: quasi quattro mesi) avrebbe voluto versare al leghista Giancarlo Giorgetti. In questo caso di tratta anche di un'ipoteca sul futuro, visto che il segretario della Lega Lombarda è anche candidato alla successione di Umberto Bossi. La sua corsa, nonostante la benedizione del Senatùr, è già ad ostacoli. E Giorgetti, autentico cavallo di razza varesino, è già azzoppato. Berlusconi, Forza Italia, An, Udc, Lega: tutti sott'inchiesta o sotto processo. E tutte iniziative della magistratura che arrivano subito dopo la convocazione dei comizi elettorali. È finita qui? Può darsi. Di certo dalle parti di Palazzo Chigi in tanti se lo aspettavano, tanto che appena due settimane fa il premier parlava di un rapporto perverso tra sinistra e pm. D'altro canto dal '94 ad oggi non c'è stata campagna elettorale nella quale i magistrati non abbiano fatto sentire l