«Niente spionaggio, solo una bonifica»
I magistrati interrogheranno sia l'ex ministro Storace, sia il suo collaboratore Niccolò Accame
A poche ore dalle dimissioni, l'ex ministro della Salute Francesco Storace ha confermato la fiducia nei confronti di chi ha lavorato per lui, tra i quali l'investigatore che ieri pomeriggio è stato interrogato nel carcere di Regina Coeli a Roma. «Ho avuto dalla segreteria dell'ex governatore del Lazio l'incarico lo scorso anno di effettuare una bonifica degli uffici della Regione, e sono stato regolarmente retribuito per quegli accertamenti», ha seccamente dichiarato Pierpaolo Pasqua, il responsabile della Security Service Investigation, arrestato con l'accusa di aver trafficato con informazioni riservate su Alessandra Mussolini, Piero Marrazzo e la moglie del presidente della regione Lazio, Roberta Serdoz. È durato quasi tre ore l'interrogatorio dell'investigatore privato davanti al giudice per le indagini preliminari Guicla Mulliri, in presenza del pubblico ministero della procura di Roma Francesco Ciardi, il magistrato che stava già indagando sulle intrusioni nel sistema informatico dell'Anagrafe del Comune di Roma, e il collega milanese Stefano Civardi, che ha ottenuto sedici arresti. «Ho soltanto avuto l'incarico di effettuare una bonifica negli uffici della Regione Lazio - avrebbe dichiarato l'investigatore agli inquirenti - ero stato ingaggiato da persone che lavorano a Milano in un periodo in cui ero disoccupato e quindi esagerai sulle mie capacità professionali proprio per poter ottenere un incarico». Poiché Pasqua sostiene di aver avuto l'incarico di compiere una bonifica dalla segreteria di Storace, gli inquirenti hanno deciso di ascoltare anche uno dei collaboratori più vicini all'ex ministro della Salute, Niccolò Accame, senza escludere inoltre di poter sentire come persona informata sui fatti anche l'ex governatore del Lazio. E di partire per Milano con l'intenzione di interrogare anche un altro investigatore arrestato nell'ambito dell'inchiesta milanese sul presunto spionaggio politico, Gaspare Gallo, anche lui socio dell'agenzia Ssi. Di fronte al magistrato del capoluogo lombardo si sono seduti ieri anche Alessandra Paiella, impiegata in un call center romano della Telecom, e il fidanzato Davide Crognale. La donna, durante l'interrogatorio, avrebbe ammesso di aver prelevato da una banca dati nominativi di personaggi non famosi e di averli «venduti» per 50 euro a nominativo: «Ignoravo quale fosse il loro uso», ha detto la donna. Pasqua, in passato dirigente di un circolo di An, rispondendo alle domande della magistratura, ha inoltre respinto una serie di accuse che sono state fatte sulla base delle intercettazioni telefoniche compiute nell'ambito dell'inchiesta. Nei prossimi giorni i magistrati disporranno anche una consulenza calligrafica per stabilire se Pierpaolo Pasqua sia uno degli otto autori di firme false sulla lista di presentazione di Alternativa Sociale. E non solo. Gli inquirenti della procura di Roma avvieranno anche una nuova serie di accertamenti dopo gli sviluppi dell'inchiesta milanese sul presunto spionaggio attuato nei confronti di Piero Marrazzo e di Alessandra Mussolini. Pasqua, indagato a Roma per accesso abusivo a un sistema informatico e per concorso in violazione della legge elettorale, avrebbe dunque respinto ogni accusa, tanto che il suo difensore, l'avvocato Fabio Scacchi, ha chiesto la revoca della misura restrittiva. «Non ho compiuto nessuna attività illecita e nessuna azione di spionaggio - avrebbe detto l'investigatore rinchiuso nel penitenziario di Regina Coeli - per screditare la lista della Mussolini o per controllare lo staff di collaboratori legati a Piero Marrazzo». Oggi nel carcere di Novara sarà inoltre interrogato il maresciallo della Finanza Francesco Liguori, indagato per corruzione perché, dal computer del suo ufficio accedeva abusivamente alla banca dati dell'Anagrafe Tributaria e di altri archivi informatici per verificare i dati anagrafici e la situazione patrimoniale, tra gli altri, di Marrazzo e della moglie. E ieri infine sono state interrogate anche due delle tre persone padovane, un ispettor