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Mieli adesso vara la sua coalizione

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No, è Paolo Mieli, il direttore del Corriere della Sera. Primo capo del grande giornale italiano a mettere nero su bianco la sua intenzione di voto, a spiegare che il quotidiano è schierato al fianco del centrosinistra. Ma il direttore va oltre. E si mette aanche a dare i voti dentro le coalizioni: bene Rutelli e la Rosa nel Pugno, benino Rifondazione, freddezza nei confronti dei Ds. E a destra, bene An e Udc; bocciati, par di capire, Forza Italia e Lega. «I lettori del Corriere già sapevano di leggere qualcosa di vicino all'Unità», è il secco commento di Berlusconi. Ma facciamo un passo indietro. Che cosa ha scritto Mieli. Anzitutto critica il governo che «ha dato l'impressione di essersi dedicato più alla soluzione delle controversie interne e di aver badato più alle sorti personali del presidente del Consiglio che non a quelle del Paese». «Riterremmo nefasto, per ragioni che abbiamo già espresso più volte - scrive tra l'altro Mieli- che dalle urne uscisse un risultato di pareggio con il corollario di grandi coalizioni o di soluzioni consimili; e pensiamo altresì che l'alternanza a palazzo Chigi, già sperimentata nel 1996 e nel 2001, faccia bene al nostro sistema politico». «Siamo convinti - prosegue Mieli - che la coalizione costruita da Romano Prodi abbia i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni anche per il modo con il quale in questa campagna elettorale Prodi stesso ha affrontato le numerose contraddizioni interne al proprio schieramento. Merito, questo, oltre che di Romano Prodi, di altre quattro o cinque personalità del centrosinistra». Ed ecco i giudizi: «Il leader della Margherita Francesco Rutelli, che ha saputo trasformare una formazione di ex dc e gruppi vari di provenienza laica e centrista in un moderno partito liberaldemocratico nel quale la presenza cattolica è tutelata in un contesto di scelte coraggiose nel campo della politica economica e internazionale». «Piero Fassino, l'uomo che più si è speso per traghettare, mantenendo unito e forte il suo partito, la tradizione postcomunista nel campo dominato dai valori di cui sopra. I radicalsocialisti Marco Pannella ed Enrico Boselli che con il loro mix di laicismo temperato e istanze liberali rappresentano la novità più rilevante di questa campagna elettorale. Fausto Bertinotti, il quale per tempo ha fatto approdare i suoi alle sponde della nonviolenza e ha impegnato la propria parte politica in una nitida scelta al tempo della battaglia sulle scalate bancarie (ed editoriali) del 2005». Per tutto il giorno è un diluvio di dichiarazioni. Gongola Romano Prodi: «Oggi è stata una giornata di grandi soddisfazioni politiche. Il Corsera ha detto semplicemente che vuole la vittoria del centrosinistra perché garantisce lo sviluppo del Paese. Dicono che Prodi ha messo insieme Cgil e Confindustria. Ma ci sono dei punti di incontro in cui la buona politica mette tutti insieme per il bene del Paese e noi stiamo facendo una campagna elettorale per il bene dell'Italia». Gongola Francesco Rutelli: «Il Corriere della Sera ha la sua libertà, ma anche le sue autorevoli opinioni, e quando questa autorevole opinione guarda al centrosinistra è segno che una parte molto importante del Paese guarda al centrosinistra». Mentre Piero Fassino e Massimo D'Alema optano per il low profile. E se il segretario della Quercia ne approfitta per esprimere la propria solidarietà al direttore del Corriere «attaccato brutalmente dalla destra», il presidente se la cava con una battuta: «Ora mi accontento che ci votino». Anche se, incalzato sulle posizioni che il Corriere ha tenuto in passato nei suoi confronti D'Alema replica leggermente infastidito: «L'idea che gli organigrammi dei partiti e dei governi sono decisi nei giornali non riguarda solo il Corriere ma anche altri grandi giornali. La democrazia sana è quella in cui ognuno fa la sua parte. Criticare è il sale della democrazia ma pensare di intervenire su gli organigrammi è altra

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