Corsera, Casini e Fini non abboccano
Gli alleati della Cdl non cedono alle lusinghe di Mieli. FI organizza il boicottaggio del Corriere
Paolo Mieli, nel suo editoriali sul Corriere della Sera nel quale dichiara che il giornale tiferà per il centrosinistra, non dimentica il centrodestra. Con un messaggio chiaro: se dovete proprio votare per la Cdl, almeno scegliete Udc e Alleanza nazionale. Scrive il direttore del principale quotidiano italiano: «Ci sembra che una crescita nel centrodestra dei partiti guidati da Gianfraco Fini e Pier Ferdinando Casini possa aiutare quel campo e l'intero sistema ad evolversi in vista di un futuro nel qaule gli elettori abbiano l'opportunità di deporre la scheda senza vivere il loro gesto come imposto da nessun'altra motivazione che non sia quella di scegliere chi è più adatto, in quel dato momento storico, a governare». Ma Fini e Casini non abboccano. Anzi, tutt'e due prendono le distanze e difendono il Cavaliere. Il primo ad intervenire è il presidente della Camera: «Il Corriere della sera ha espresso una propria convinzione in una maniera un po' inconsueta per la politica italiana. Il fatto che un giornale indipendente inviti a votare per uno dei due schieramenti è inconsueto, anche se non è la prima volta. Abbiamo visto che nel referendum sulla fecondazione il Corriere scese in campo pesantemente invitando gli italiani ad andare a votare. In quel caso gli italiani non seguirono il Corriere, spero che non lo facciano neanche questa volta». Il fatto che Mieli indichi l'Udc come un partito fra quelli votabili, aggiunge Casini, «a tutte le persone intelligenti appare chiaro che è una foglia di fico. Non per me, per il direttore e amico Mieli». «Penso - sottolinea il leader centrista - che i cittadini italiani sanno vedere, e penso che nonostante le idee del Corriere non preferiranno una coalizione con i No global, Caruso, Bertinotti e Diliberto accanto a Rutelli. Perché una coalizione così non è capace di governare il Paese». Ancora più drastico Fini che parla di «uno smaccato tentativo si seminare zizzania nel centrodestra». E poi: «Non abbocchiamo all'amo, memori dell'antico timeo Danaos et dona ferentes». Il vicepremier dice che «non meraviglia che il direttore del Corriere della Sera espliciti ciò che era noto: il suo voto alla coalizione di centrosinistra. È l'ulteriore conferma di quanto sia fuori dalla realtà l'accusa rivolta dalla sinistra a Berlusconi di controllare l'informazione. Ciò che stupisce è la speranza che Forza Italia perda, e che An e Udc crescano. È uno smaccato tentativo di seminare zizzania nel centrodestra, di presentarci come cavalli di troia della sinistra e di mascherare, così facendo, le profonde divisioni politico-programmatiche della coalizione di Prodi». Fini poi in modo secco conclude: «Ricordiamo a Paolo Mieli che l'unità politica e programmatica della Casa delle Libertà è tale da rendere evidente che la coalizione vince o perde tutta insieme. E che perda, come dice lo stesso direttore del Corriere, è tutto da dimostrare...». Levata di scudi dentro Forza Italia. Per il vicecoordinatore di FI Fabrizio Cicchitto «ci troviamo di fronte a un direttore di giornale che vuole fare anche il direttore d'orchestra e che ha l'ambizione di rimodellare il panorama politico italiano. Una confusione di ruoli tutt'altro che positiva. Paolo Mieli dovrebbe avere il coraggio di scendere in campo direttamente e non per interposto Corriere. È la prima volta che il Corriere della Sera fa una scelta di campo e la accompagna anche con indicazioni riguardanti perfino gli equilibri interni degli schieramenti politici». «La scelta di trasformare in organo di propaganda politica della sinistra quello che era il tradizionale punto di riferimento della borghesia illuminata, abbassandolo al livello di un giornale di partito come l'Unità, è del tutto legittima. Altrettanto legittima sarà la scelta di centinaia di migliaia di iscritti e attivisti di Forza Italia, e di tutti gli altri elettori moderati, di lasciare il Corriere della Sera, come l'Unità, nelle edicole». Lo dice il responsabile adesioni di Forza Italia Gregorio Fontana. «Paolo Mieli è un giornalista