Bindi: «La Margherita di femminile ha solo il nome»
E Prodi dovrebbe fare altrettanto con quelle del centrodestra», questa la provocazione lanciata ieri mattina dall'esponente della Margherita, Rosi Bindi in occasione della presentazione del libro della giornalista Monica Setta «Flavia e le altre» sull'entourage femminile di Prodi. «Se le donne vogliono farsi sentire in questa campagna elettorale tutta virtuale, tutta fatta in tv — continua la Bindi — allora devono entrare nel terreno dei confronti televisivi altrimenti rischiano di sparire». Certo il problema del poco spazio delle donne nella politica italiana non si risolve con un show di prima serata. Questo è chiaro visto che la stessa Bindi non sa indicare con scioltezze chi dovrebbe affrontare in televisione il leader della Cdl. Tira in ballo Livia Turco, anche lei accorsa per raccontare il suo rapporto con Romano e Flavia Prodi, ma poi è incerta sul terzo nome. All'ipotesi Emma Bonino di getto risponde di no, «no, meglio di no...il terzo nome verrà fuori in futuro». Anche Livia Turco nicchia, tuttavia è convinta che le donne si devono impegnare ancora di più per farsi strada nei partiti e nelle istituzioni: «In un futuro prossimo dobbiamo espugnare le segreterie dei partiti e puntare al Quirinale. Non sono obiettivi impossibili». La realtà per il momento è assai più grigia. Molto meno rosa. Anche questa volta dopo tante belle parole le donne candidate, soprattutto quelle con speranze di essere elette, non sono moltissime. Molti partiti sono rimasti lontani anche dalle famose quote rosa che il ministro Stefania Prestigiacomo aveva chiesto e non ottenuto per inserire il 25% obbligatorio. In Forza Italia le donne candidate sono il 14% e in An ancora di meno. Nelle liste Ds la rappresentanza femminile è del 35%, dentro Rifondazione è il 33% e nella Margherita il 22%. «Ma tutta un'altra storia saranno i numeri delle elette» si lamenta Rosi Bindi che rimpiange pure la vecchia legge proporzionale con le preferenze: «Almeno allora si poteva invitare le donne a votare altre donne. Ora decidono tutto i partiti e non sembra un gran guadagno per noi tutte. Per il momento il mio partito di femminile ha solo il nome: la Margherita». Stoccata per Rutelli, mentre Prodi è quello da cui si aspetta di più: «Sarebbe assurdo che non rispettasse l'impegno che ha preso pubblicamente a dare grande spazio alle donne nel suo governo, se il centrosinistra vince» è convinta Livia Turco. Anche a destra c'è chi si lamenta: «Se le donne in Parlamento sono il 10% non c'è da stupirsi perché è la stessa la proporzione di potere femminile che c'è nella società» dichiara Elisabetta Gardini, portavoce di Forza Italia e candidata sicura di essere eletta con un quarto posto in lista alla Camera in Veneto.