Berlusconi zittisce Pannella: «Non vado dal Papa»
La svolta arriva alla fine dell'ennesima giornata di polemiche e accuse reciproche. Autore del colpo di scena è il premier Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio zittisce tutti gli accusatori (in particolare Pannella e i suoi) e annuncia: «Non sono un parlamentare europeo, quindi non andrò all'udienza del Papa». Aggiungendo subito dopo: «Come al solito l'isterismo di certa sinistra vede in qualunque cosa un pericolo per la propria vittoria elettorale. Non andrò dal Papa ma vinceremo lo stesso le elezioni. Adesso me lo voglio coccolare ancora un pò - ha continuato -, ma credo che in settimana renderemo noto un sondaggio che dice del nostro sorpasso sul centrosinistra». Comunque, al di là delle divagazioni elettorali, è soprattutto quella rinuncia a catalizzare l'attenzione del dibattito politico (anche se, il premier, intervenendo a Telelombardia ha attaccato anche il presidente di Confindustria accusandolo di parlare a titolo personale e non a nome dell'associazione) anche se erano stati in molti a sottolineare che l'udienza era riservata ai parlamentari del Ppe (che alla fine di marzo celebreranno a Roma il loro congresso) e non ai rappresentanti dei partiti. Ma le parole di Berlusconi hanno l'effetto di un terremoto. Il primo a parlare è Clemente Mastella che, dopo aver annunciato di non essere assolutamente disposto a rinunciare all'udienza, rettifica: «Io l'avevo proposto. Mi sentirò con Casini per non creare problemi». E quando gli si fa notare che il premier non andrà perché non è un parlamentare europeo, aggiunge: «Allora nessuno dovrebbe andare. Berlusconi non può giocare: o non va nessuno dei parlamentari europei italiani o altrimenti non ha senso. Lungi da me creare problemi al Vaticano o al Santo Padre». Più risoluto, invece, Pier Ferdinando Casini che, dopo l'annuncio di Berlusconi, fa sapere che non andrà all'udienza «per tenere la Chiesa a riparo dalle strumentalizzazioni». Parole che spingono Mastella a tornare sull'argomento: «Non so se andrò, ci penserò». Insomma, la vicenda che ha riempito per due giorni la pagine dei giornali si dissolve come una nuvola di fumo. E pensare che ieri mattina tutto era iniziato con Marco Pannella che, dalle pagine del Corriere della Sera, lanciava i suoi strali contro la Chiesa. «Credo - aveva detto Pannella - che parlare di ingerenza a questo punto sia troppo poco. Siamo arrivati al punto in cui bisogna abrogare il Concordato. Ormai le scelte del Vaticano corrispondono ad una tradizione neo-temporalista, simoniaca e mondana». Parole che in altre occasioni sarebbero quasi sembrate normali, ma che stavolta hanno assunto un peso particolare. Soprattutto perché mentre Pannella se la prendeva con la Chiesa, la sua «collega» Emma Bonino, dalle pagine di Repubblica, lanciava un appello a Romano Prodi affinchè fermasse il leader dell'Udeur Clemente Mastella. Insomma, c'erano tutti gli elementi per riaprire una ferita mai guarita: il dissidio, tutto interno all'Unione, tra cattolici e laicisti. Era già accaduto con la fecondazione assistita e con i Pacs, perché non riaprire le ostilità in questa occasione? Sarà stato forse per questo che Romano Prodi ha deciso di scendere in campo e di dire la sua. «Non intendo in alcun modo prestarmi a polemiche di nessun tipo - ha detto il Professore - circa le udienze che il Papa ritiene, legittimamente, di concedere. Per quel che mi riguarda, io non voglio strumentalizzare nè coinvolgere la Chiesa cattolica e le gerarchie ecclesiastiche nella campagna elettorale». Ma l'intervento di Prodi non ha comunque fermato la Rosa nel Pugno che, fedele al suo ruolo di «romiscatole dell'Unione», è tornata alla carica con Enrico Boselli: «L'udienza di Benedetto XVI con la partecipazione di Berlusconi, Casini e Mastella è inopportuna e intempestiva». Beh, a guardare cosa è accaduto da lì a poche ore l'unica cosa inopportuna e intempestiva è stato proprio l'intervento di Boselli.