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di GIANNI DI CAPUA PRESSING sui Comunisti italiani.

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È allarme soprattutto che per l'immagine che rischia di dare il centrosinitra in queste ultime settimane di campagna elettorale: insomma, c'è il timore che prevalga l'ala estremista e che finisca col mettere in fuga l'elettorato moderato. E non solo. Ma lui, Oliviero il terribile, Oliviero il trculento, va dritto per la sua strada. Non pensa a rinunciare al confronto con Berlusconi e a chi gli chiede di entrare nel futuro partito democratico, rispode a muso duro: «L'idea del Partito democratico non mi appartiene. Credo che si debba mantenere una forza politica a sinistra, autonoma rispetto ai moderati. Noi siamo alleati con le forze politiche moderate, ma alleati, non siamo la stessa cosa e quindi l'idea della costruzione di un Partito democratico anche dal punto di vista dei Ds, non dei Comunisti, significherebbe far venir meno l'esistenza di una forza politica socialista in Italia. Lo troverei un danno». E spiega, in un'intervista all'Adnkronos, che cosa chiede a un eventuale governo di centrosinistra: «Dare stabilità al mercato del lavoro e ritiro del contingente militare italiano in Iraq. «Il programma dell'Unione - spiega il leader dei Comunisti italiani - è scritto in un documento di più di 200 pagine e lo abbiamo firmato tutti. Ma dal mio punto di vista due sono le cose principali da fare: dare stabilità al mercato del lavoro per i giovani e ritiro delle truppe italiane dalla guerra in Iraq». Diliberto lavora di un rassemblement di sinistra: in altre parole di rifare il Pci di Berlinguer. Fassino procede nella direzione opposta: «Siamo impegnati in un progetto che non nasce oggi ma da dieci anni di storia, vogliamo continuare lungo questa strada». «Il nostro obiettivo - aggiunge il segretario dei Ds - è vincere le elezioni e ci sono tutte le condizioni perché questo possa avvenire e potrà avvenire tanto più se sarà un successo della lista dell'Ulivo alla Camera e delle liste di Ds e Margherita al Senato poichè queste forze politiche da piu di dieci anni sono impegnate a costruire in Italia una grande forza, l'Ulivo, che sia capace di rappresentare le ansie, le aspettative, le domande della maggior parte dei cittadini italiani». Gli replica a stretto giro Marco Rizzo, del Pdci: «Piero, non sei convincente. Oggi nel nostro Paese esiste una nuova questione di classe e cioè la stragrande maggioranza dei cittadini italiani che vive del proprio lavoro e che a stento arriva alla fine del mese. Stiamo parlando non solo delle nuove generazioni private di un lavoro stabile ed afflitte da un precariato senza diritti, ma anche delle tante forme del lavoro, dagli insegnanti agli operai di Mirafiori, dall'esercito della partita Iva a quelli dei call center. Serve una maggiore rappresentatività politica di questi ceti che costituiscono orami l'ampia maggioranza del popolo italiano. Serve più sinistra quindi, e non la sua scomparsa». Ma il pressing continua. Marco Pannella è preoccupato: «Promuovendo Diliberto quale esponente rappresentativo dell'Unione, dandogli la parola in ore di massimo ascolto, in giorni di massimo interesse politico, mentre continua con la scatenata campagna di demonizzazione dell'opposizione tutta comunista, o ai comunisti legata e subalterna, Berlusconi potenzia il suo obiettivo strategico di spaventare e richiamare i delusi, gli astenuti, gli scontenti». Poi, ancora più lapidario: «Per ogni voto che il "vero comunista" Diliberto potrà sperare di strappare all'interno dell'Unione, ve ne sarebbero almeno due grazie a lui respinti e indotti a tornare a votare la Cdl: fa più perdere che vincere» E anche qui arriva una risposta dal Pdci, per bocca di Iacopo Venier: «È quasi divertente che sia proprio Pannella ha scagliare contro il Pdci il tipico anatema stalinista: oggettiva collusione con il nemico. Colui che sino a ieri ha tenuto bordone a Berlusconi oggi strepita per la decisione di Diliberto di accettare lo scontro in Tv con il capo della

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