di PAOLO ZAPPITELLI VATTI a fidare delle promesse.
Nell'Unione i più convinti sostenitori di questa necessità sono stati i Ds, Rifondazione Comunista, i Comunisti Italiani mentre la Margherita è rimasta sempre un po' più tiepida. Ora però che alcune liste sono state chiuse si scopre che le belle promesse sono rimaste sulla carta. Prendiamo quella dell'Ulivo alla Camera, dove si presentano insieme Ds e Margherita. Le donne per esserci ci sono. Però scorrendo attentamente i nomi si scopre che sono state per la maggior parte relegate nelle posizioni dove mai e poi mai avranno possibilità di essere elette. Men che meno se l'Unione dovesse perdere, non usufruendo quindi né del premio di maggioranza, né del recupero dei primi dei non eletti per compensare i parlamentari scelti per costituire la folta truppa di ministri, viceministri e sottosegretari. E a voler essere pignoli lo sforzo maggiore l'ha fatto la Quercia, la Margherita si è rivelata molto più «avara» nei confronti del gentil sesso. Per capire quanti parlamentari l'Ulivo potrebbe eleggere nelle circoscrizioni della Camera abbiamo preso i risultati ottenuti nelle elezioni europee del 2004, nelle quali il sistema di voto era più omogeneo a quello con il quale si voterà il prossimo 9 aprile. E con quelli abbiamo calcolato, regione per regione, il possibile numero dei deputati che andranno in Parlamento. In tutto Ds-Dl dovrebbero mandare in Parlamento una truppa di circa 220 deputati. Di questi solo 18 potrebbero essere donne, una percentuale che non arriva neppure al 10 per cento, si ferma all'8,2 per cento. Il caso più emblematico è quello del Lazio. Complessivamente i candidati eletti da Ds e Margherita dovrebbero essere una ventina, quindici nelle lista Lazio 1 (chiusa ieri dopo le accuse della Quercia all'alleato di voler egemonizzare tutti i posti) e cinque in quella Lazio 2. Tra questi venti fortunati le donne sono in tutto quattro: Olga D'Antona e Giovanna Melandri nel Lazio 1, Fulvia Bandoli e Sesa Amici nel Lazio 2. Tra l'altro tutte e quattro deputate uscenti della Quercia. Sarà per questo che ieri, nella conferenza stampa dei Ds a Roma per presentare le candidature nel Lazio, il segretario regionale Michele Meta e quello romano Esterino Montino si sono lasciati prendere dall'entusiasmo: «Il 41% dei candidati delle liste dei Ds è donna. E la candidata più giovane per Roma si chiama Marianna Massimiliani, studentessa della Sapienza che ha 25 anni». Bello no? Peccato che poi si scopre che la ragazza è in lista ma al posto numero 25 nel Lazio 1. Cioè con zero possibilità di essere eletta. Così come moltre altre sue colleghe. Non va infatti meglio se si scorre la lista che il Botteghino ha preparato sempre per il Lazio al Senato. L'ufficio studi di palazzo Madama attribuisce all'Ulivo 9 posti. Dentro questa rosa di fortunati ci sono però solo due donne, Silvana Piso e Rosa Calipari. In compenso il gentil sesso abbonda nelle posizioni successive, dopo la possibilità di poter entrare a palazzo Madama scivola inesorabilmente verso l'impossibile. Ma se il Lazio è l'esempio più eclatante non va meglio nelle altre circoscrizioni. Iniziamo dal Piemonte 1: i candidati eletti potrebbero essere otto o nove, le donne sono solo due: Rosy Bindi (Margherita) e Titti Di Salvo (Ds). Nel Piemonte 2 il numero cala ancora: l'Ulivo potrebbe eleggere fino a nove deputati (stimando che Giuseppe Giulietti, piazzato proprio al nono posto, possa farcela dopo le polemiche e gli appelli delle ultime settimane), e l'unica donna è Maria Leddi (Dl). Nella Lombardia 1 gli eletti dovrebbero essere 10, tra questi una sola donna (Barbara Pollastrini dei Ds), altri dieci nella Lombardia 2, e le donne sono due (Linda Lanzillotta dei Dl e Gloria Buffo dei Ds), in Lombardia 3 quattro o cinque e l'unica