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Quelle mani

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scomode strette a sinistra

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Anche se l'Unione si è dissociata dalle parole del segretario del Pdci, quanto immacolate le mani del lìder maximo cubano Fidel Castro, del presidente cinese, Jiang Zemin, del palestinese Arafat e dell'iracheno Tareq Aziz, vice di Saddam Hussein? Lo erano quando, nell'ordine, incrociarono quelle centrosinistre di Rutelli, Giuliano Amato, Massimo D'Alema e dello stesso Diliberto e dei capigruppo dell'Ulivo? Avessero utilizzato il luminol (sostanza con cui vengono evidenziate macchie di sangue), qualche gocciolina nelle pieghe della mano dei loro «miti» l'avrebbero trovata e Diliberto avrebbe avuto un'occasione in più per non affannarsi nell'ennesima e roboante dichiarazione ad effetto. Nell'autunno del 1996 a Roma c'è Fidel Castro. E in fila ci sono Rutelli, Scalfaro, D'Alema, Prodi, Dini e Bertinotti per stringere la mano al lìder maximo che sulle spalle ha accuse di violazioni di diritti umani e sulla coscienza almeno qualcuno di quei disperati che, in cerca di una briciola di libertà e democrazia, sfidano l'oceano aggrappati a camere d'aria e spesso affogano tra le onde. Febbraio 2002, Oliviero Diliberto, proprio lui, l'autore della battuta splatter alla Tarantino su Berlusconi, si avventura fino a Ramallah per «dare i cinque» ad Arafat, dimenticando i 40.000 civili libanesi assassinati in Libano proprio dai fedayn di Yasser. Marzo 1999, viene ricevuto a Roma con tutti gli onori dall'allora premier D'Alema il presidente della Repubblica cinese Jiang Zemin, rappresentante — concordano quasi tutte le associazioni mondiali in difesa dei diritti umani — di uno dei regimi più sanguinari con oltre 150 milioni di vittime sulla coscienza, 3000 soltanto nel 1989 per reprimere la rivolta di Tienanmen, per non parlare del genocidio nel Tibet di circa 800mila persone. I resoconti del 2001, invece, ricordano l'accusa di ingerenza lanciata dal presidente del Consiglio Amato in Cina a un giornalista italiano per aver posto al premier cinese una domanda sui diritti umani. È il 2003, infine, quando il centrosinistra tutto o quasi accoglie a Montecitorio Tareq Aziz, il vice del criminale dittatore Saddam che forse tra le dita conserva ancora qualche traccia di sangue delle migliaia di curdi sterminati. Quel giorno Aziz strinse le mani di Violante, Pecoraro Scanio, Cossutta, Mastella, Castagnetti, Salvi e altri.

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