«Pesante è la guerra non le mie parole»
Intervistato da Clemente Mimun per «Dopo Tg1», il segretario dei Comunisti italiani spiega che quello che trova «pesante» è «la guerra che ha fatto migliaia e migliaia di morti, non solo tra i soldati, ma anche nella popolazione civile, gente innocente. Io non ho la possibilità di fermare la guerra, di evitarla, ma ho fiato e finchè avrò fiato protesterò contro la guerra. È ipocrita non farlo», avverte. Nel corso di un faccia a faccia Gianfranco Fini, Diliberto ribatte al ministro degli Esteri che sottolinea l'importanza dell'accoglienza che il Congresso Usa ha riservato a Berlusconi. «È il regalo che un re fa al suo suddito. Berlusconi - insiste Diliberto - è suddito di Bush, pensa di guadagnare voti con questo spot elettorale, non li guadagnerà, sono due in calo drammatico di consensi nei loro paesi, che si sorreggono a vicenda. Motivo di più per mandare a casa Berlusconi». Quanto alla politica estera dell'Unione, il segretario del Pdci spiega che «siamo per un'Europa politicamente unita, che possa rappresentare un contrappeso rispetto alle grandi potenze planetarie, gli Stati Uniti, di cui noi siamo alleati, continueremo ad essere alleati, ma non sudditi appunto». Per quanto riguarda la «guerra dei loghi», il Pdci fa sapere di aver «depositato presso la corte di Cassazione le controdeduzioni al fine di garantire la presenza del proprio simbolo alle prossime elezioni politiche. Nell'esposto, firmato da Alessandro Pigniatiello, delegato del Pdci, è illustrato come sia impossibile confondere i due simboli e viene ricostruita la lunga storia dei ricorsi di Rifondazione nei confronti del Pdci dal 1998 ad oggi. Ricorsi tutti bocciati tranne il primo, quando il Pdci, appena nato, presentò un simbolo con sfondo bianco poi trasformato in azzurro».