ATTACCO A FINI
Scelte vidimate in prima persona da Gianfranco Fini, che per sè ha riservato la casella di capolista in tutte le circoscrizioni di Montecitorio. Nessuna clamorosa sorpresa, qualche protesta, un corposo trasferimento di big dalla Camera al Senato, posti di tutto riguardo per ministri, viceministri, sottosegretari, portavoce e capigruppo, lo sforzo di rispettare (almeno nelle intenzioni) le quote rose. Ed il garbato ringraziamento di Gianfranco Fini ai parlamentari non ricandidati. Ovvio invece che nessuna menzione si faccia, da parte del leader di An, di coloro che a suo tempo se ne andarono da via della Scrofa sbattendo la porta (come Fisichella e Fiori). Nonostante Fini avesse nei giorni scorsi garantito di non voler escludere Gustavo Selva, il caso resta aperto. Il presidente della commissione Esteri della Camera, di ritorno dagli Usa, rifiuta infatti sdegnosamente la collocazione al Senato (numero due in Umbria, tre in Veneto). «Non posso accettare. In Umbria An farà fatica a conquistare un seggio, figuriamoci due... - protesta - Ci sarà anche una nota del partito, ma io non l'ho autorizzata». Alcuni dei più giovani (Alberto Arrighi, Luca Bellotti) accettano più sportivamente la sfida di una collocazione in posizione defilata: settimo in Lombardia 1 il primo, settimo in Veneto 1 il secondo, che definisce «discutibile ma condiviso da tutto il partito» il criterio per la formazione delle liste. C'è anche chi denuncia malintesi ed equivoci. Come Stefano Morselli, terzo in Emilia Romagna al Senato (dove solo un miracolo potrebbe consentire a ben tre senatori di essere eletti) dopo aver a lungo creduto di avere sì un quinto posto, ma alla Camera. Ministri (Tremaglia, Matteoli, Storace, Alemanno, Landolfi), l'ex ministro Gasparri, viceministri (Baldassari e Urso), sottosegretari (Cursi, Martinat, Mantica, Berselli, Saporito, Viespoli, Valentino, Mantovano), capigruppo (Nania e La Russa) e portavoce (Ronchi) come big hanno la quasi certezza dell'elezione alla Camera e al Senato (dove in parecchi hanno preferito trasferirsi). Quanto alle donne (22 candidate nelle teste di lista a Montecitorio e 8 a Palazzo Madama) per lo più occupano le quarte e le quinte posizioni (seconde dopo Fini alla Camera solo Santanchè e Siliquini), ma con buone probabilità di essere elette, come dovrebbe avvenire per la new entry Giulia Bongiorno, celebre penalista al quarto posto nel Lazio 1 a Montecitorio dopo Fini, Alemanno e Gasparri.