Ruspoli in campo contro il «feudalesimo finanziario»
Lo definireste mai un impresentabile? No. Soprattutto se si tratta di Sforza Ruspoli, orgogliosa classe 1927, alta nobiltà romana. Nel palazzo di famiglia all'incrocio con via del Corso a Roma annuncia il «ritorno» in stile elegante alla politica tre le fila di Alternativa sociale di Alessandra Mussolini, come indipendente: capolista per il Lazio. «Una scelta libera», forse obbligata «per le sorti della destra italiana» attualmente divisa tra mille anime e che «si riunirà il giorno che i suoi capi capiranno che serve un'unica battaglia contro il feudalesimo finanziario». Insospettabile, il principe, al punto da poter vantare affinità e amicizie con i suoi compagni di ideologia: quelli di Forza nuova, del Fronte nazionale. Roberto Fiore su tutti, presente alla conferenza stampa. Altro che impresentabile, dice il principe, «non è gay, ha una sola moglie e nove figli: vogliamo che uomini così governino l'Italia domani». Scende in campo per liberare il Paese, dall'«oligarchia partitocratica che ha saccheggiato tutto ciò che poteva» e «minaccia» nobili tuoni e fulmini contro i «comitati d'affari e il sistema partitocratico». «La cupola trasversale» è avvertita, Sforza Ruspoli vuole spazzare via «i banchieri corrotti». Il programma elettorale prevede la difesa del Mezzogiorno, la classe rurale e le sue zucchine «questa è l'italianità che dobbiamo difendere altro che quella delle banche», e dei giovani. E Santa Romana Chiesa: «Sì, perché quando ammazzano i nostri preti e bruciano le nostre Chiese, la fede si difende con la spada e non andando in moschea», chiaro il riferimento al ministro degli Esteri e leader di An, Gianfranco Fini. Sta col centrodestra, questo è chiaro. Quindi con Berlusconi che «pur tra mille difficoltà, ha l'intelligenza e il coraggio di allevare una classe dirigente che può contribuire certamente alla soluzione». Ma ha una passione per il ministro. Tremonti, il «più intelligente che ci sia». E ammette che non sono male neppure Giorgetti, e Borghezio «quello che prendono sempre a botte». Ma per Sforza Ruspoli il «genio» è Bossi «per aver anticipato il discorso sulle autonomie». Perché la patria che Ruspoli vorrebbe dovrebbe prendere esempio dal modello tedesco o quello elvetico. A sinistra salva solo Bertinotti al quale riconosce «onestà intellettuale». E se lo dice un principe.