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«Basta smarcature», Pannella il convitato di pietra

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Dal Palalottomatica arriva un appello all'unità della coalizione: «Smettiamola di cercare visibilità»

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Romano Prodi, Luciana Sbarbati, Francesco Rutelli e Piero Fassino. In una parola l'Ulivo. O almeno quel che resta dell'Ulivo visto che, due anni fa, con loro c'era anche Enrico Boselli. Ma ieri il leader dello Sdi non c'era. Complice la scelta di correre, in vista delle prossime elezioni, assieme ai Radicali di Marco Pannella nella Rosa nel Pugno. Boselli non c'era ma sicuramente c'era il suo fantasma evocato apertamente da Luciana Sbarbati e più velatamente degli altri presenti. «La battaglia per lo Stato laico - ha detto la leader dei Repubblicani Europei rivolgendosi a Pannella (e indirettamente a Boselli) - la facciamo noi e non solo lui. E le battaglie storiche, come quelle sul divorzio e sull'aborto, sono state vinte grazie alla capacità dei laici di dialogare con i cattolici democratici». Una frecciatina che ha fatto presto coppia con le parole di Romano Prodi. «Noi - ha detto il Professore - dobbiamo costruire una cultura della coalizione. Rispetto a questo non ci si può smarcare alla ricerca di visibilità effimere anche se queste possono essere comprensibili alla luce dell'assurda legge elettorale che ci è stata imposta». La ricreazione è finita. Smettiamola con le scaramucce e pensiamo a vincere le elezioni. Ma la preoccupazione dei quattro leader presenti ieri al Palalottomatica di Roma andava ben oltre le scaramucce pre elettorali. Ed è bastato ascoltare Piero Fassino e Francesco Rutelli per rendersene conto. Tutti e due, infatti, hanno scandito a gran voce la parola «laicità». E subito sono tornate alla mente le parole di Lanfranco Turci, ex diessino emigrato proprio in queste settimane nella Rosa nel Pugno. Parole di accusa nei confronti del suo ex partito reo di aver abbandonato, dopo il referendum sulla procreazione assistita, i temi «della laicità e della cultura liberale». Accuse sostenute anche da Biagio De Giovanni personaggio storico dell'intellighenzia di sinistra approdato, anche lui (guarda caso), alla Rosa nel Pugno. Insomma le ferite aperte dalla transumanza diessina (e non solo) verso la formazione radical-socialista, ieri al Palalottomatica erano ancora aperte al punto da spingere sia Rutelli che Fassino ad una precisazione necessaria: la nostra laicità non è mai venuta meno. Ma nella parole di Prodi, la platea non ha letto solo un riferimento alla campagna acquisti serrata della Rosa nel Pugno (che rischia di rubare voti a molti partiti dell'Unione). In quel «basta smarcarsi» c'era infatti una critica serrata a tutti gli alleati dell'Ulivo che, in questi ultimi giorni, hanno a turno occupato gli onori delle cronache. Dal candidato di Rifondazione Marco Ferrando che dopo le sue frasi su Nassirija non è ancora ufficialmente fuori dalle liste del partito. Alle bandiere israeliane bruciate in piazza durante la manifestazione pro-Palestina sostenuta dal Pdci di Diliberto. Fino a Mastella che è tornato ad alzare la voce per difendere i 5 posti sicuri che Prodi gli ha garantito nell'Ulivo. Tutti, in un modo o nell'altro, hanno cercato di finire sotto la luce dei riflettori. Ma adesso basta. Così parlò Romano Prodi.

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