ANTONIO POLITO
«Perché spesso i candidati della cosiddetta società civile fanno una brutta fine. Spero non valga per me. Come precauzione ho optato per la candidatura nella lista della Margherita al Senato a quella dell'Ulivo alla Camera». Per Polito la manifestazione al Palalottomatica è il primo impegno pubblico da politico, dopo anni di giornalismo. Prima all'Unità, poi a Repubblica e infine come direttore e fondatore del giornale che doveva essere l'house organ di D'Alema. Alla fine, invece, Polito ha scelto la Margherita, cui si è avvicinato soprattutto dopo un'intensa frequentazione con Rutelli. «Un grande politico. Mi trovo molto bene con lui. Però il mio impegno rimane per l'unità della sinistra». Quindi sarà in Parlamento nella prossima legislatura? «Spero proprio di sì. Il mio primo impegno sarà quello di lavorare alla creazione del partito democratico. Sarò un pasdaran del nuovo partito». Ma non le peserà questo cambio di ruolo? «Non credo. Oggi per esempio sono molto contento perché sono qui per una volta senza dover lavorare e infatti ho portato mia figlia. Ma a parte gli scherzi, penso che la politica di oggi abbia un gran bisogno della capacità critica del giornalismo». Non si sentirà un estraneo con gli altri politici? «Non credo, però non sarà una passeggiata. Molti politici che ho incontrato in questi giorni sono stupiti della mia scelta. Comincio a capire che è più facile criticare che spiegare e difendere». E nel suo partito come si trova? «La Margherita è un partito meticcio e proprio questo secondo me è garanzia di laicità e pluralismo. Penso che Rutelli ha una sua coscienza che va rispettata. All'epoca del referendum sulla procreazione assistita ho votato e ho invitato a votare a favore, però ho rispettato le posizioni del leader della Margherita perché le ho trovate molto meditate». Non c'è il rischio che su questi temi il centrosinistra si spacchi prima ancora di aver vinto le elezioni? «Sinceramente io non credo che la questione della laicità sarà un tema cruciale nella campagna elettorale. Di fronte a un Paese che è stato così malgovernato gli italiani porranno tutt'altre domande. E poi questa è la conseguenza del sistema proporzionale. Con il maggioritario le differenze sarebbero state molto più smussate».