di NICOLA IMBERTI IL 14 giugno dello scorso anno, il giorno dopo il referendum fallito sulla fecondazione ...
Sì perché, al di là dell'esito del referendum, a lasciare di stucco i politici nostrani era stato soprattutto il fatto che così tante persone potessero seguire le indicazioni dei vescovi italiani. Al punto che la stampa, un po' brutalmente, aveva coniato per loro la categoria dei «Ruini boys». Non era successo con il divorzio, non era successo con l'aborto, era successo con la fecondazione assistita. Perché? Certo, i numeri non erano così imponenti. In quel 75%, infatti, c'era anche la quota fisiologica di coloro che, mai e poi mai, si sognerebbero di votare un referendum, ma un campanello d'allarme era suonato. Da quel 14 giugno ne è passata di acqua sotto i ponti e la questione è via via scomparsa dal dibattito politico nazionale. Per pochissimo però perché in questi giorni di febbrile compilazione di liste e listini il nodo è tornato al pettine. E la domanda è ritornata prepotentemente alla ribalta: con chi si schiereranno i «Ruini boys»? Fino a qualche settimana fa i bookmakers davano in vantaggio crescente la Casa delle Libertà. Troppi gli indizi. A partire da quella frase pronunciata dal rettore dell'università Lateranense monsignor Rino Fisichella lo scorso novembre nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico. Una sorta di investitura ufficiale per l'ospite Pier Ferdinando Casini indicato come «chiaro esempio di come la fede possa ispirare comportamenti politici liberi e coerenti nella ricerca del bene comune». Poi erano arrivate le schermaglie sui Pacs a cui l'Unione non voleva assolutamente rinunciare e che la Cdl non aveva neanche preso in cosiderazione. Tutto, quindi, sembrava convergere verso il centrodestra con Casini a fare da garante nei confronti delle gerarchie vaticane. Non era così. Neanche il tempo di iniziare la lenta discesa verso il 9 aprile che, quasi dal nulla, ecco spuntare Francesco Rutelli e la sua Margherita. L'ex sindaco di Roma che già a giugno dello scorso anno si era distinto per la scelta di astenersi al referendum sulla fecondazione assistita in questi mesi ha lavorato più che bene tanto da conquistare alcuni degli uomini più ambiti tra i «Ruini boys». Prima fra tutti Paola Binetti, presidentessa del comitato Scienza & Vita, costituito proprio per sostenere le ragioni dell'astensione, e che era stato lodato proprio per aver riunito tutti i movimenti del laicato cattolico organizzato. Poi è stata la volta di Luigi Bobba, altro volto noto del comitato Scienza & Vita e, «accidentalmente», presidente delle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani). Ma il colpo di fulmine tra Rutelli e i «Ruini boys» non si ferma qui. Anche Edo Patriarca altro membro del consiglio esecutivo di Scienza & Vita sarebbe finito nell'orbita della Margherita anche se la sua candidatura, alla fine, non dovrebbe esserci. Ed è proprio a questo punto che sarebbero entrati in scena il cardinale Ruini e la diplomazia vaticana. Preoccupati da uno sbilanciamento nei confronti dell'Unione i vescovi italiani avrebbero detto «basta». Innanzitutto a Savino Pezzotta, segretario della Cisl che era in procinto di scendere in campo nella fila dei Dl e che, all'ultimo momento, ha rinunciato. A Pezzotta la Cei avrebbe contestato l'opportunità di candidarsi portando, dopo le Acli, anche la Cisl nell'orbita di influenza dell'Unione. E anche su Patriarca ci sarebbero delle pressioni che, probabilmente, raggiungeranno l'obiettivo. Cioè quello di dissuadere il portavoce del Forum del Terzo Settore (che raccoglie anche associazioni cattoliche vicine al centrodestra) a fare una netta scelta di campo. Ma le preoccupazioni della Cei non si fermerebbero qui. Incassate le candidature di Bobba e Binetti, infatti, il problema è come riequilibrare il campo. Purtroppo i partiti della maggioranza sembrano tutti impegnati nella difficile opera di far quadrare i conti e sar