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«Banche all'estero?

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È colpa dei pm»

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Il Presidente del Consiglio è reduce dal Consiglio dei Ministri e lo attende una giornata piena. Ma, nonostante gli impegni, non ha voluto rinunciare alla presentazione del libro scritto a quattro mani dal ministro leghista Roberto Castelli e da Erminia Frigerio. Un libro dal titolo emblematico, «Maledetto Ingegnere», che raccoglie «5 anni di pregiudizi, insulti, calunnie e contumelie» del centrosinistra contro il Guardasigilli. Qualcuno dice che il premier non è voluto mancare per dare un segnale di distensione dopo i fatti che hanno portato alle dimissioni del ministro Calderoli e al reciproco scambio di accuse tra il Carroccio e il vicepremier Fini. Ma Berlusconi (che alla fine liquiderà la questione con un secco «non mi risultano ci siano problemi») preferisce scherzare: «Non me la sono sentita di mancare, come presidente ad honorem, per darti il benvenuto ufficiale nel club degli insultati». Poi il Cavaliere torna ancora serio e, cosa per lui inusuale, legge un testo scritto anche perché, spiega, «la materia è troppo delicata e alcune mie frasi potrebbero essere strumentalizzate». Così non ci sono dubbi, non ci sono interpretazioni, quando seguendo la traccia, comincia a parlare di un tema a lui particolarmente caro: l'intrusione della magistratura nella vita politica ed economica del Paese. Ma il Presidente del Consiglio non è certo uomo che parla di massimi sistemi così prende ad esempio due fatti che, ultimamente, non trovano più tanto spazio sulle pagine dei giornali: la scalata di Antonveneta da parte di Banca Popolare Italiana e quella di Bnl da parte di Unipol. «Qualcuno avrà pure fatto qualcosa di illegale - esordisce il premier parlando, senza mai citarlo, dell'ex numero uno di Bpi Gianpiero Fiorani -, c'è stato un intervento indebito, ma l'offerta era assolutamente regolare. C'è stato un intervento indebito in fatti economici che ha portato una nostra banca in mani straniere». E a chi gli chiede chiarimenti ulteriori Berlusconi, riferendosi ai magistrati, replica: «L'esito dell'Opa l'hanno deciso loro». Ma la denuncia non si ferma qui. Berlusconi, infatti, contesta, nell'inchiesta sulla scalata, anche «un uso distorto della custodia cautelare, che viene utilizzata con un uso coercitivo per ottenere informazioni». Ed è qui che scatta l'attacco contro la «giustizia due pesi e due misure». Anche in questo caso Berlusconi non fa nomi, ma il riferimento è fin troppo chiaro. Il premier punta il dito contro al disparità di trattamento che ha riguardato l'ex capo di Unipol Giovanni Consorte e Fiorani. «Uno è in carcere - dice -, mentre l'altro personaggio è libero di circolare in Italia e all'estero liberamente, senza che ci sia la preoccupazione per l'inquinamento delle prove. Se questo non è uno sconcio, non so cosa lo sia». Così come è uno sconcio «l'intreccio tra sinistra e cooperative». Il premier ricorda la querela ricevuta dalla Legacoop e dice di aspettare «con impazienza di poter andare nell'aula del tribunale per poter fare presto l'avvocato accusatore». Ma subito, da possibile avvocato accusatore, il premier si trasforma in avvocato difensore. Difensore di se stesso. Berlusconi parla infatti dell'inchiesta Maediaset che lo ha coinvolto in questi giorni. «Le accuse - dice - sono assolutamente infondate: il loro interesse è solo quello di avere qualcosa da mettere sui giornali durante la campagna elettorale. Del resto lo hanno fatto sempre in passato».

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