Liste civiche, Prodi sogna il partito che non ha
Dietro lo scontro con Rutelli la necessità del leader dell'Unione di contare su un gruppo di suoi deputati
Ma molti, anche i meno maliziosi, ne sono convinti: dietro l'operazione-liste civiche c'è la volontà di Romano Prodi di piazzare «suoi uomini» in Parlamento, oltre ai quindici già «sistemati» nell'Ulivo e ai «simpatizzanti» che «corrono» con la Margherita. Lo scopo sarebbe quello di garantire che, dopo aver espugnato Palazzo Chigi, il leader dell'Unione possa contare su un nutrito gruppo di persone di fiducia alla Camera e al Senato, evitando così di trovarsi in una posizione di debolezza nei confronti dei partiti che compongono la coalizione elettorale. «Letta» così la questione, risulta molto più comprensibile l'aspro scontro in corso fra i sostenitori e i detrattori delle «civiche». Uno scontro che però può essere pericoloso per il centrosinistra da un punto di vista del consenso elettorale. E per questo i partiti che si oppongono alle liste da un lato cercano di scongiurare che ci sia un apparentamento, dall'altro di evitare che l'esclusione li danneggi il 9 e il 10 aprile. In questo gioco delle parti, ovviamente, i fautori delle civiche sostengono che una bocciatura farebbe perdere alla coalizione guidata da Prodi i voti degli indecisi (che siano di sinistra o di destra). Gli altri, invece, rifiutano tale scenario e assicurano che il rischio non esiste. Il timore che Prodi si costruisca un «suo partito» all'interno dell'Unione può sembrare giustificato anche a Roberto Alagna, coordinatore nazionale delle Liste Civiche: «Dire che ci sia questo timore mi pare un'osservazione corretta - spiega - Tuttavia se analizziamo bene le cose, è una preoccupazione infondata. Noi non siamo una lista Prodi camuffata e non siamo "schiacciati" su niente. Il nostro obiettivo è chiaro: dare rappresentanza parlamentare ad aree molto vaste della cittadinanza che non si riconoscono nei partiti tradizionali ma votano o vorrebbero votare per il centrosinistra». Ma sembra che a sinistra non credano nella vostra capacità di catalizzare voti, specialmente nell'elettorato - seppure incerto - di centrodestra, mentre dicono di temere il «furto» di schede nella compagine di sinistra... «Infatti, l'obiettivo è convincere il centrosinistra che siamo un valore aggiunto, per questo domani (oggi per chi legge ndr) forniremo i dati di un sondaggio che dimostra l'utilità della nostra iniziativa». Cioè? «Dimostreremo che esiste una capacità di penetrazione tra gli indecisi in generale, tra quelli di sinistra che non votano i partiti e tra gli elettori della CdL. Tutti sanno che le liste civiche sono state determinanti nelle elezioni del 2003 in Friuli-Venezia Giulia e in quelle laziali del 2005». Ma, se è così, perché tutta questa ostilità? «Da parte di alcune forze politiche - sostiene Alagna - c'è una cultura vecchia, quella che non gli permette di capire che oggi accanto ai partiti, che pure continuano ad avere una loro funzione, ci sono forze di aggregazione e di impegno politico diverse. C'è una sensibile difficoltà a fare un salto di qualità. Il partito unico del centrodestra e il partito democratico del centrosinistra non rappresentano il superamento della "forma-partito". Berlusconi sta recuperando terreno, questo lo sanno anche i bambini. Le liste civiche sono, per così dire, l'arma segreta del centrosinistra. E se non la si vuole usare, si rischia grosso». Sarà vero. Però è anche vero che dipende molto dai candidati. Se le liste sono composte da ex «girotondini» come Pancho Pardi o da persone come Dario Fo, fortemente caratterizzati per il loro risoluto anti-berlusconismo, è difficile sperare di conquistare il voto degli indecisi di centrodestra. Viceversa, il tentativo ha probabilmente una sua ragione d'essere. Però, sotto le braci della polemica «ufficiale» cova il presunto target ufficioso del Professore. E ciò spiegherebbe il braccio di ferro tra liste civiche da un lato e Margherita e Ds dall'altro. Le posizioni, comunque, non sono nette neppure su questo. Se anche fautore del partito democratico come il dirigente dell'ala liberal Ds Erminio Quartiani afferma che «quelli che vogliono vera