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Rientra la minaccia di uscire dalla maggioranza. Bossi: «Solo con la Cdl si fanno le riforme»

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Vicenda archiviata, con la benedizione di Berlusconi e Bossi. E, nella coalizione, se mai c'è stata tempesta, il clima torna verso il sereno. Il presidente del Consiglio, a chi gli chiede un commento sulla vicenda, risponde ostentando la sicurezza di chi sa che non c'è mai stato il serio rischio di una crisi tra alleati: «È la solita montatura di panna dei giornali, i problemi con la Lega erano già stati risolti domenica sera». «Non c'è mai stato nessun caso - aggiunge - Mi sono comportato nella maniera più trasparente che sia immaginabile». Anche se la decisione di chiedere le dimissioni di Calderoli è stata «dolorosa». Certo, Berlusconi riconosce di essere «molto preoccupato» per quello che sta accadendo nel mondo islamico: manifestazioni, incidenti, morti. Ma assicura che le dimissioni del ministro per le Riforme non avranno strascichi per la maggioranza. Poco dopo è Bossi, alla fine del Consiglio federale, a decretare che «per fortuna la Lega è solida e anche questa è passata». Il Senatur conferma la scelta per il Cavaliere: «Solo con lui si possono fare le riforme, mentre con gli altri mi sembra non si possa fare niente». Ma promuove anche Calderoli. «È stato bravissimo per come si è comportato in questi giorni. Certo, sulle religioni è meglio lasciar stare, è un tema delicato...», aggiunge rivolgendo una bacchettata al premier: «Berlusconi non è che può incazzarsi per Calderoli e non dire nulla quando ammazzano i cristiani in giro per il mondo. Posso capire attacchi da parte degli altri, ma non se vengono dai nostri alleati». I leader firmano la pace a sera. Ma la svolta viene annunciata già in mattinata dallo stesso Calderoli, il ministro che con la sua scelta di indossare la maglietta con le vignette su Maometto ha scatenato una crisi politica dai risvolti internazionali. Sbollita l'ira delle ultime giornate, detta un comunicato dai toni più che concilianti: «Dopo le polemiche di questi giorni, e dopo aver analizzato la situazione con Bossi e con Maroni, abbiamo deciso di chiudere definitivamente la vicenda delle mie dimissioni e di ristabilire un clima di serenità». Segue la richiesta del consiglio federale leghista di «quattro punti da inserire nel programma della Cdl», che sembrano scelti proprio per non mettere in difficoltà gli alleati: difesa delle radici cristiane dell'Europa e contrasto di ogni forma di fondamentalismo; impegno esplicito a sostenere il sì al referendum sulla devolution; federalismo fiscale; reddito familiare con premio fiscale per chi fa bambini. A sera si aggiunge anche il rafforzamento del contrasto all'immigrazione clandestina. Solo il sì alla devolution potrebbe mettere in difficoltà i centristi dell'Udc, che hanno lasciato libertà di coscienza. Ma nessuno ha voglia di sottilizzare. E dunque, dopo poche ore, arriva il sì di Silvio Berlusconi. È Paolo Bonaiuti, portavoce del premier, a dare il via libera all'accordo con i leghisti: i punti indicati da Calderoli, dice , «sono in sintonia con il programma e le posizioni di Forza Italia». Caso chiuso, dunque. Del resto, lo stesso Calderoli dice che le sue dimissioni «non possono e non devono entrarci nulla con le alleanze che la Lega decideràdi realizzare in vista delle prossime elezioni politche». Un modo per dire che la conclusione della sua esperienza governativa non indurrà la Lega a correre da sola alle elezioni. Nell'Udc, solo Tabacci continua a polemizzare con Calderoli («un ministro non può mettersi a fare Carnevale», dice prima di ribadire la scelta della libertà di coscienza sul referendum). Ma altri, come Rocco Buttiglione, giurano che La Lega non correrà da sola alle elezioni. Nel centrosinistra, invece, il caso non viene considerato per nulla chiuso. «Le dimissioni di Calderoli chiudono la vicenda ma non le conseguenze negative per il paese», dice Romano Prodi. Secondo Prodi, infatti, Calderoli ha messo l'Italia «in una situazione di grandissima difficoltà».

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