Torna la pasdaran Annunziata ma prende schiaffi
Nella trasmissione di RaiTre in onda un assalto al ministro degli Esteri. Che la dribbla
Sarà, sarà, sarà. Ma la Lucia annunziata che ieri s'è vista in onda a «Mezz'ora» su RaiTre non era certamente la stessa Lucia Annunziata che ha intervistato Sergio Cofferati, Paolo Mieli, Sandro Curzi (nella foto). E non era nemmeno la stessa che ha duettato con Giuliamo Amato e Guglielmo Epifani. La Annunziata ha vestito i panni della militante e nel suo programma più che fare domande ha espresso giudizi politici mentre davanti a sé aveva Gianfranco Fini. Certamente era la stessa Lucia Annunziata che giusto un anno fa salì sul palco del Palalottomatica partecipando durante il congresso dei Ds. Ed eccola accusare i soldati italiani che hanno sparato in Iraq come se fossero dei pazzi che girano a mano armata in un luna park. O partire all'assalto di Calderoli, della politica estera italiana sparando sentenze come se fosse un giudice chiamato ad esprimersi. Tuttavia, Fini non ha mai perso la calma, è rimasto come sue consueto senza emozioni e senza lasciar trasparire il minimo turbamento. Il risultato, televisivamente parlando, è che ieri è andato in onda il primo confronto elettorale tra due parti senza mediatore. E non è detto che il telespettatore non abbia gradito. Una formula che magari si potrebbe ripetere. Di certo, però, la performance non è piaciuta a un senatore proprio di An, Michele Bonatesta, che chiede che della vicenda se ne occupi la commissione di vigilanza Rai: «Spero di incontrare i membri della vigilanza - replica la giornalista - mi sono mancati in questo periodo, soprattutto Bonatesta». «L'Annunziata si vergogni - scrive Bonatesta nella sua nota - è una militante politica travestita da giornalista, che fa propaganda faziosa e pericolosa a spese degli italiani che pagano il canone. E pensare che questo "Santoro in gonnella" doveva essere il presidente Rai "di garanzia". Nei confronti di Fini - prosegue Bonatesta - l'Annunziata si è posta non come giornalista che fa domande, magari scomode, ascoltando le risposte; ma come vera e propria controparte politica». Fini, comunque, è riuscito a fare qualche affermazione. «Rispetto a qualche mese fa - ha detto -, aumenta il consenso» della coalizione di centrodestra. Nel faccia a faccia molto animato, il leader di An e titolare della Farnesina ha affermato che «la sinistra ha esagerato e ha venduto la pelle dell'orso prima di averlo ucciso». Fini ha spiegato di avere questa percezione «non perché crede a quello che dicono i sondaggi», ma perché «credo di avere, con la mia esperienza politica la capacità di cogliere quando c'è il consenso». Il capo della diplomazia italiana ha aggiunto di essere convinto che il centrodestra sia «la coalizione destinata a governare ancora» ed ha aggiunto di credere «ci sarà più destra perché An crescerà». A proposito del confronto tv tra i leader, con una battuta ha spiegato: «Prodi vorrebbe incontrarci tutti e tre, Berlusconi Casini e Fini. Ma noi non siamo cattivi e non fremo mai tre contro uno». Quindi ha spiegato che Roberto Calderoli «si può ripresentare in lista, non credo che la Lega lo escluda e certamente non è impresentabile come Tilgher». Fini ha pure confessato: «Non mi sento messo in ombra dalla rimonta di Berlusconi perché sono convinto che il centrodestra sia la coalizione destinata a governare ancora e sono convinto che ci sarà più destra perché Alleanza nazionale crescerà». Alla domanda su cosa potrebbe succedere se An non crescesse e non superasse il 15%, Fini ha risposto: «No, il 15 non lo supera. Ma l'importante è che vinca la coalizione». Sulla questione Iraq, il ministro degli Esteri ha detto che «le nostre truppe si trovano in Iraq per svolgere una missione umanitaria. I nostri soldati hanno sparato contro i terroristi perché si tratta di legittima difesa. E io rivendico questo diritto». E polemicamente ha chiesto: «Cosa dovremmo fare? Porgere l'altra guancia?». Fini ha rivendicato la necessità di «continuare sulla strada del dialogo»: «L'Italia in Iraq non è andata a fare una guerra, e quando le nostre truppe rispondono