«Sono esterrefatto. Ho deciso tutto insieme a Bossi»
Non c'è dichiarazione che io abbia proferito o decisione che abbia assunto se non in totale e continuativa sintonia con il leader della Lega Umberto Bossi, con il quale sono stato costantemente in contatto, fin dal primo momento di questa vicenda». È quanto afferma il presidente del Consiglio in relazione alle dichiarzioni del ministro leghista del Welfare. «Ripeto: tutte le dichiarazioni, a partire dalla necessità delle dimissioni del ministro Calderoli - ribadisce Berlusconi - sono state concordate e hanno avuto l'approvazione dell'onorevole Bossi». E il premier aggiunge: «Ho anche parlato ovviamente e più volte con lo stesso ministro, con il ministro Castelli, con il presidente Giorgetti, e ho cercato al telefono il ministro Maroni, che però non sono riuscito a raggiungere. Questa mattina ho anche riferito sulla situazione ai due Capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, tenendone immediatamente informato l'on. Bossi. Mi sono quindi comportato, nei confronti del ministro Calderoli e della Lega - sottolinea ancora il premier - nella maniera più trasparente, leale e corretta che si possa immaginare, come può testimoniare pienamente l'onorevole Bossi, e come è logico e doveroso che sia nei confronti di un alleato trasparente, leale e corretto come la Lega». Berlusconi va oltre. «È paradossale - spiega - attribuire a me il collegamento tra i fatti di Bengasi e i comportamenti di Calderoli, visto che tutte le fonti diplomatiche e politiche e le agenzie di stampa nazionali e internazionali hanno fin dall'inizio indicato l'episodio come il movente, e io direi il pretesto, della manifestazione in Libia». Intanto, di fronte alla minaccia di perdere l'apporto fondamentale del Carroccio, gli alleati della Lega cercano di abbassare i toni. «Calderoli, e l'ho detto anche a lui, ha sbagliato nell'ostentare per ragioni propagandistiche la maglietta. Chi ha giurato come ministro fedeltà alla Costituzione non può permettersi comportamenti di questo tipo. Chi ha responsabilità istituzionali non può fare propaganda, lui non se ne è reso conto e infatti si è dimesso», dice il ministro degli Esteri Gianfranco Fini senza tuttavia escludere future collaborazioni: «Non a caso, con la Lega abbiamo governato cinque anni e questo caso è scoppiato a 15 giorni dalla fine della legislatura». Il presidente della Camera puntualizza che «la collaborazione con la Lega non è in discussione. Abbiamo lavorato cinque anni, a volte abbiamo superato difficoltà forti, ma assieme abbiamo prodotto una buona qualità della politica», ha detto Pier Ferdinando Casini. Secondo Casini, che la Lega pensi di correre da sola alle prossime Politiche «è uno stato d'animo comprensibile dopo le dimissioni di Calderoli. Ma - ribadisce - se riflettono capiranno che il gesto del ministro è incompatibile con il comportamento che deve avere un uomo di governo in un grande Paese europeo». A invitare alla calma e all'unità della coalizione di centrodestra è anche il segretario della Dc Gianfranco Rotondi: «Sono d'accordo con Maroni quando dice che Calderoli non c'entra con i morti di Bengasi e con Cicchitto quando asserisce che le dimissioni di Calderoli non scalfiscono il rapporto stretto tra la CdL e la Lega. È un matrimonio che andrà avanti perchè fondato sulle grandi questioni delle riforme». Fabrizio Cicchitto, invece, se la prende con gli avversari: «L'arroganza e l'ipocrisia del centrosinistra sono insopportabili», rileva il vicecoordinatore di Fi, che osserva: «Nel suo schieramento militano un 40 per cento di trozktisti e di paleocomunisti, di Rifondazione comunista, e c'è un partito organicamente stalinista, come il Pdci, i cui rapporti internazionali sono la Cuba di Castro e gli Hezbollah libanesi. Non a caso alle loro manifestazioni viene esaltata la strage di Nassiriya. Calderoli ha sbagliato ma sarebbe altrettanto sbagliato arrendersi o dare per buona l'intolleranza fondamentalista».