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Successione a Bossi, ora sale Giorgetti

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Duello tra Maroni e il ministro dimissionario. Castelli in disparte, il Senatùr convoca il Consiglio nazionale

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O forse il primo martire. Ma di certo incrina i rapporti interni alla Lega e rende tutto un po' più difficile perché il movimento, lentamente, sembra sfuggire di mano al vecchio leader. Ma che succede? Succede che di fatto si è ancora una volta aperta la lotta di successione a Umberto Bossi. O meglio, alcuni degli uomini a lui più vicini sono convinti che la partita sia improvvisamente ricominciata dopo un periodo di tregua. In particolare, sono già scattati per la corsa proprio Calderoli da un lato e Roberto Maroni dall'altro. Non è solo uno scontro tra i due uomini forti della Lega, ma è anche un duello geografico: l'ex ormai titolare delle Riforme infatti è bergamasco e rappresenta anche l'area bresciana e brianzola; quello del Welfare è varesino ed è sostenuto anche a Lecco. I due hanno ingaggiato una vera e propria gara che li ha portati a sfidarsi a suon di sparate, di paroloni, di frasi ad effetto sempre più dure e violente. Calderoli, più filoforzista, si sente un nuovo crociato e si è appropriato della battaglia anti-islam, che sta facendo molti adepti in Veneto, l'altra zona forte del Carroccio. Di tutta risposta Maroni, a corto di immaginazione, ha rispolverato la cara vecchia bandiera della secessione. La corsa all'estremismo nasce tutta da lì, dal tentativo di mettersi in mostra, di conquistare posizioni e scalare la Lega. Una battaglia nella quale i due ministri non si sono risparmiati nulla. Se n'è reso conto pure Bruno Vespa che stava organizzando una puntata del suo Porta a Porta per celebrare il ritorno in tv del Senatùr. Ma i leghisti non sono stati capaci di mettersi d'accordo su chi sarebbe rimasto in studio. Nel Carroccio non hanno trovato un'intesa visto che sia Calderoli che Maroni erano convinti che chi avesse partecipato, di fatto sarebbe diventato una sorta di numero due, quasi un erede. E così, il veto incrociato ha portato per ora all'archiaviazione del programma. Tra i due, giusto in mezzo, s'è sistemato Roberto Castelli, che volutamente si è tenuto fuori dalla contesa. Ma non sembra avere i numeri interni per poter puntare alla scalata. Ma i dissapori, le diatribe, le dispute intestine hanno portato Bossi a intervenire. Il leader ha deciso di convocare per domani un consiglio federale e dettare la linea per la campagna elettorale. Le sue intenzioni tuttavia sembrano essere quelle di recuperare Calderoli, probabilmente con un ruolo nel partito. E allo stesso tempo di porre un freno alla battaglia che sta dilaniando il partito. Tra i due litiganti, crescono le quotazioni di Giancarlo Giorgetti, varesino come Maroni, legato a lui ma soprattutto molto amato da Manuela Marone. Un nome poco noto al grande pubblico ma conosciuta dal popolo leghista come la zarina. È la moglie di Bossi, la sua ombra, la donna che le è rimasta al fianco in questi mesi. La consorte del Senatùr non ha mai fatto mistero della sua preferenza nei confronti del più giovane dei maggiorenti della Lega (tanto da caldeggiare la candidatura di Giorgetti alla guida della sola Lega Lombarda) e per questo anche il più spendibile. Una faccia da ragazzino, gli occhialini del bravo scolaro, il fisico da portierone di squadra di calcio, Giorgetti ha solo una pecca: ha seguito da vicino le vicende delle banche negli ultimi mesi. Per questo è possibile che possa essere tirato in ballo negli eventuali sviluppi, anche se tutti giurano sulla sua indubbia onestà.

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