«Ma noi continueremo a governare con la Lega»
Queste le parole pronunciate ieri dal ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, alla fine della visita alla Moschea di Roma. La volontà di organizzare l'incontro era stato comunicato alla comunità islamica e agli ambasciatori dei paesi musulmani alle 11 di ieri mattina. Una necessità da perseguire dopo l'episodio che ha visto come protagonista l'ex ministro leghista, Calderoni e la sua maglietta con vignette offensive per il mondo islamico. Ieri, alle quattro del pomeriggio, l'ingresso di Fini alla Moschea. Ad attenderlo l'ambasciatore algerino, Rachid Marif, gli incaricati d'affari saudita, Saud A. al Dail e l'egiziano, Abou Bakr Mohammed Hefni Mahmoud, l'ambasciatore tunisino, Abib Mansour, il collega libanese Melhem Mistou, l'incaricato d'affari libico, Hosni Misallati, l'ambasciatore dell'Oman, Abdullah Salim al-Araimi, il marocchino, Ahmed Sauzi e quello dell'Autorità nazionale palestinese, Hussein al Aflak. «L'episodio dell'ex ministro Calderoli è molto diverso da una pubblicazione su di un giornale delle fatidiche vignette — dice Mario Scialoia, direttore per l'Italia della Lega Musulmana mondiale — Un ministro che indossa quella maglietta, invece, compie un atto irresponsabile. Sulle reazioni violente nel mondo islamico non manca sicuramente una regia internazionale, ben orchestrata, soprattutto dopo la vittoria di Hamas nello Stato Palestinese. Reazioni che vanno al di là del comune senso d'offesa. Mi rallegro che le forze di sicurezza libiche abbiano reagito subito, ma ho tristezza per quegli 11 morti che graveranno sulla coscienza di Calderoli». Appena arrivato alla Moschea, il ministro Fini ha avuto un incontro ristretto con i diplomatici e con i rappresentanti della comunità musulmana in Italia. Ai primi posti del messaggio del ministro, la conferma della comunicazione e del confronto, «anche perché l'Italia è da secoli proiettata verso il Mediterraneo. Il nostro Paese è un ponte che cerca di unire». Poi la visita all'interno della Moschea. Il ministro si è tolto le scarpe e ha visitato la sala principale con Scialoia che ha illustrato ogni singolo aspetto del luogo di preghiera. «La linea del Governo è all'insegna del dialogo e del reciproco rispetto sempre indispensabile e doveroso in un momento come questo in cui terrorismo e fondamentalismo lavorano per lo scontro di civiltà - ha detto il capo della Farnesina - Rispettare ogni religione e chiedere rispetto per la propria, è doveroso. Ancora di più se si ricoprono incarichi istituzionali. Per questo il ministro Calderoli non poteva continuare a far parte del governo. Dobbiamo vincere l'ignoranza che sta alla base di qualsiasi integralismo. Quella di Calderoli è stata una provocazione di cui forse non si rendeva neanche ben conto. Un episodio che non fa venire meno la possibilità di continuare a governare con la Lega, sempre che gli italiani ci diano la maggioranza».