«Ho detto che questo non deve rovinare i rapporti con l'Italia»
L'ha fatta ieri Silvio Berlusconi, secondo quanto ha riportato una nota di Palazzo Chigi. Al termine del colloquio, Berlusconi e Gheddafi «hanno pienamente convenuto sul fatto che il grave episodio non deve in alcun modo ripercuotersi negativamente sulle amichevoli relazioni tra Italia e Libia e sul loro ulteriore sviluppo». Il leader libico ha espresso rammarico per gli episodi di Bengasi, soprattutto perché hanno interessato un Paese amico come l'Italia. Il presidente Berlusconi ha espresso profondo dolore per le vittime e per i numerosi feriti libici e ha ringraziato Gheddafi per l'intervento delle forze di sicurezza che ha consentito di portare in luogo sicuro il personale del consolato italiano. Nel pomeriggio, durante un comizio a Verona, Berlusconi è tornato sugli episodi di Bengasi. «Calderoli non fa più parte del governo del Paese — ha sottolineato — e speriamo di aver evitato tante possibili rivendicazioni nei confronti dei nostri imprenditori che lavorano in Libia e in altri Paesi islamici, e per i nostri soldati in Iraq e Afghanistan». In precedenza il premier aveva ricordato che «con la Libia abbiamo rapporti commerciali intensi, ma ancora in quel Paese c'è un sentimento negativo nei nostri confronti, che fa ancora celebrare la "giornata della vendetta", che risale alla colonizzazione del 1915». «Nonostante sia passato quasi un secolo — ha continuato Berlusconi — non è ancora passato questo sentimento negativo. Ed ogni volta che incontro Gheddafi, mi ha sempre sottoposto immagini di cittadini libici che hanno trovato la morte per la nostra occupazione». Il premier ha inoltre ricordato che nonostante ciò con la Libia «abbiamo avviato una fattiva collaborazione commerciale, soprattutto sul fronte dell'approvvigionamento energetico. Abbiamo avviato anche una collaborazione con le autorità libiche che si occupano di stoppare i cittadini delle regioni subsahariane che vogliono arrivare da noi. Abbiamo firmato un trattato con la Libia per riportare indietro i clandestini: un trattato che sta funzionando».