«Sì all'accordo ma seggi sicuri»
Taradash (Riformatori) indica le condizioni dell'intesa con il centrodestra
Marco Taradash, portavoce dei Riformatori Liberali, alla vigilia della definizione dell'intesa con la Cdl (dovrebbe essere formalizzata domani mattina quando Berlusconi interverrà alla seconda assemblea dei riformatori liberali all'Hotel Ergife) indica i pilastri del matrimonio con la casa dele Libertà. Prima condizione, quindi, per celebrare le nozze è la sicurezza di seggi in Parlamento. Con quanti parlamentari vi riterrete soddisfatti? «Ci stiamo lavorando su ma la condizione di questa alleanza è che liberali e riformatori possano avere una rappresentanza adeguata per portare avanti le loro politiche laiche e liberali». L'accordo nasce dopo lo strappo con i radicali di Pannella. Cosa rifiutate dell'Unione di Prodi? «Non siamo d'accordo con la politica di governo che Prodi prospetta ovvero un progetto politico statalista, giustizialista, corporativo e antiamericano». Da questo si deduce che avete messo a punto un vostro programma. Ne avete già parlato con Berlusconi? «Abbiamo alcuni punti cardine sui quali abbiamo aperto una discusione con Berlusconi». Cominciamo con la politica estera. «Sulla politica estera ci troviamo in perfetta sintonia con quanto già fatto dal premier. Siamo contrari alle ipocrisie e ale ambivalenze della tradizione europea. Sono atteggiamenti che hanno fatto il loro tempo. Dopo l'11 settembre occorrono risposte chiare sul terrorismo; pertanto occorre schierarsi con Bush e Blair». E per ridare slancio all'economia cosa proponete? «La nostra è una impostazione liberista e riteniamo che su alcuni obiettivi il governo avrebbe dovuto procedere in modo più veloce. C'è anche infatti una parte statalista nel centrodestra che frena. Vogliamo più energia nel processo di liberalizzazione dell'economia. Mettere al centro la libertà del consumatore contro i sindacati e le corporazioni che rappresentano una zavora nell'economia. No alla difesa di un modello sociale che esclude i giovani e ritarda le possibilità di sviluppo del Paese». Per lo sviluppo del Mezzogiorno? «Per incentivare le imprese del sud a investire e ad asumere bisognerebbe abolire le tasse sulle imprese per 5 anni. Va anche abolita la contrattazione nazionale sostituendola con quella aziendale o territoriale. Il conflitto sociale va lasciato al mercato. Siamo del'idea inoltre che andrebbero eliminati la cassa integrazione e i favori alla grande impresa dando garanzie a tutti i lavoratori. Questo consentirebbe di ridurre il costo del lavoro. Bisogna poi intervenire sugli ordini professionali abolendoli o riducendone la capacità di blocco». Il tema della giustizia è un terreno minato per la Cdl. Ne state discutendo con Berlusconi? «Bisogna ripartire dall'ultimo provvedimento liberale del governo cioè dall'abolizione del processo d'appello per chi è stato prosciolto. Stabilire quindi l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale da parte dei pm e la separazione delle carriere. Bisognerebbe lavorare molto sulla giustizia civile in modo che siano tutelati i contratti tra le persone in tempi rapidi». L.D.P.